La tartaruga Minnesota si rammarica che il SI al referendum non abbia vinto e teme per i suoi piccoli

| 18 Aprile 2016 | Comments (0)

 

La delusione perché il referendum non è passato è stata attenuata dalla presenza di storie che ci hanno accompagnato in questo viaggio verso il SI . Tra queste storie mi ha colpito quella che ha raccontato in un video il governatore Michele Emiliano della Regione Puglia che poco  prima del referendum insieme agli amici del WWF ha liberato in mare aperto Minnesota  una tartaruga della specie Caretta caretta.  

“Non era mai successo nella storia d’Italia – ha aggiunto il governatore – che l’arbitro della partita, cioè il presidente del Consiglio, consigliasse di renderla nulla non giocandola, o giocandola in maniera sleale”.

A referendum perso siamo andati a intervistare la tartaruga Minnesota che si è rammaricata che il Si non abbia vinto  e che la sua specie sia ancora di più a rischio di estinzione. Lei è sicura, essendo longeva. di vedere la fine del renzismo (pericolosa malattia di difficile ma non impossibile guarigione) ma teme per i piccoli suoi e delle sue amiche. A chi non è andato a votare per pigrizia oppure per un attacco di renzismo,  suggeriamo la lettura di alcune schede sulla specie di tartaruga che con il loro comportamento di non voto hanno contribuito a mettere in pericolo  insieme ai loro piccoli.

 

 

1. La tartaruga Caretta caretta dal sito ascienzariggiu. com

La tartaruga comune detta caretta caretta è la più piccola tra le tartarughe del Mediterraneo: può raggiungere i 110 centimetri di lunghezza di carapace e un peso di 180 chilogrammi. Il carapace marrone-rossiccio nei giovani presenta una carenatura dorsale dentellata. Si contano cinque placche vertebrali, cinque paia costali e dodici paia marginali. Il piastrone è giallastro. La coda nel maschio adulto è decisamente più lunga di quella della femmina.

La dieta comprende sia organismi che vivono sui fondali (bentonici), che quelli trasportati dalla corrente (planctonici) come alcune meduse anche molto velenose e alcuni organismi dalla consistenza gelatinosa che vivono in colonie come le salpe. Si ciba inoltre di piccoli pesci, come cavallucci marini e pesci ago, che frequentano le praterie di posidonia. A volte, in acque poco profonde, ricerca aragoste, granchi e gamberetti e numerose specie di molluschi che frequentano rocce e coralli.

La deposizione delle uova viene solitamente di notte. La tartaruga comune rilascia da 40 a 190 uova bianche, sferiche, del tutto simili a delle palline da ping pong. Il periodo della deposizione in Mediterraneo va dalla tarda primavera a metà agosto e può avvenire più volte per ogni stagione. Non depone però tutti gli anni e la frequenza dipende probabilmente dalla disponibilità di cibo e dalla temperatura dell’acqua, ma su questo non ci sono certezze.

Nel Mediterraneo i siti di deposizione si trovano prevalentemente a est e comprendono:

GreciaTurchiaCiproLibia e, in misura minore, SiriaIsraeleTunisia ed Egitto. Il più grande sito di deposizione conosciuto in Mediterraneo è quello di Sekania, a Zacinto in Grecia, anche se recenti studi considerano le coste libiche come possibile luogo del maggior nidificazione di tutto il mondo. Caretta caretta è l’unica specie che depone sulle coste italiane (Calabria jonica, Sicilia meridionale, e Isole Pelagie).

La tartaruga comune è distribuita in tutto il Mediterraneo, dove effettua spostamenti e migrazioni regolari. Sulle migrazioni, grazie alle tecniche di marcatura, è possibile oggi avere maggiori informazioni.

Le tartarughe sono molto sensibili ai cambiamenti introdotti dall’uomo nell’ambiente e particolarmente vulnerabili, anche a causa del loro ridotto potenziale di riproduzione. Le femmine infatti, pur potendo deporre più volte nell’arco di una stagione, non nidificano tutti gli anni. Inoltre, diversi fattori naturali minacciano le uova e i piccoli, che sono letteralmente decimati nei primi momenti di vita: si stima che solo uno su mille raggiunga la maturità sessuale. La cattura degli adulti per la carne e il guscio, il prelievo della uova a scopo alimentare, la distribuzione degli habitat (in particolare delle spiagge di deposizione), l’inquinamento e la pesca hanno colpito molto duramente le popolazioni di tartarughe marine un po’ in tutto il mondo. Tutte le specie sono animali protetti e la loro conservazione viene sottolineata sia da normative comunitarie che internazionali.

 

 

 

2.  Una scheda sulla Caretta caretta  dal sito Elicriso

Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Subphylum: Vertebrata
Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
Famiglia: Cheloniidae
Genere: Caretta
Specie: Caretta caretta
Nome comune: Tartaruga marina o testuggine

DATI GENERALI

Lunghezza del corpo 80 – 140 cm
Peso 100 – 160 kg
Durata della vita

30-60 anni (stima) – non si hanno dati sufficienti

Maturità sessuale intorno ai 16-17 anni

HABITAT E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA

La specie Caretta caretta della famiglia Cheloniidae, è la tartaruga marina comune d’acqua salata, diffusa nei mari e negli oceani temperati e tropicali di tutto il mondo, compreso il Mar Mediterraneo. Si ritrova anche nelle barriere coralline, nelle lagune salmastre ed anche nelle foci dei fiumi.

CARATTERE, COMPORTAMENTO E VITA SOCIALE

La tartaruga marina è un rettile che ama il caldo pertanto compie vere e proprie migrazioni spostandosi verso le acque tropicali e subtropicali durante la stagione fredda: temperature al di sotto dei 10°C sono letargiche e provocherebbero una sorta di “catalessi” e la tartaruga galleggerebbe in superficie; al di sotto di questa temperatura potrebbe anche morire.

Un individuo può compiere anche 5000 km (circa) per sfuggire alle acque fredde invernali, sfruttando le correnti oceaniche.

I giovani e gli adulti si trovano spesso lungo le coste preferendo i fondali rocciosi piuttosto che sabbiosi.

CARATTERISTICHE FISICHE

Le tartarughe C. caretta sono le più grandi tartarughe viventi sul nostro pianeta. Come abbiamo detto si trovano nelle acque di tutto il mondo e si è osservato che quelle che vivono nei mari hanno delle dimensioni più piccole rispetto a quelle che vivono negli oceani.

Tutto il corpo è protetto da una corazza e lo scudo dorsale, leggermente a forma di cuore, viene chiamato carapace, formato da cinque coppie di placche cornee (dette scudi) di colore rosso marrone e verde, fuse insieme a formare i caratteristici solchi.

Sono provviste di due paia di zampe trasformate in pinne che servono per nuotare e nei maschi ogni zampa anteriore è provvista di un artiglio ricurvo che viene utilizzato durante l’accoppiamento.

La testa è molto grande con potenti mascelle. Le tartarughe C. caretta non possiedono denti ma sporgenze taglienti sul becco che sono usate per triturare il cibo.

In prossimità degli occhi sono presenti delle ghiandole particolari che servono per eliminare il sale dall’acqua marina per poterla bere. Spesso si sente dire dalle persone che, osservando la C. caretta mentre nidifica, la vede “piangere”: in realtà sta solo espellendo il sale in eccesso dall’acqua.

Sono in grado di trattenere il respiro per lunghissimi periodi di tempo, anche delle ore anche se in genere, un’immersione tipica, dura 5-20 minuti.

I maschi si distinguono dalle femmina sia perchè la pelle ha una colorazione più marrone e la testa è più gialla rispetto alle femmine sia perchè hanno una lunga coda che si sviluppa quando raggiungono la maturità sessuale.

Alcuni studiosi considerano due sottospecie: la C. caretta gigas del Pacifico e dell’Oceano Indiano e la C. Caretta caretta dell’ Atlantico che differiscono tra loro per le diverse caratteristiche del carapace ma molti studiosi non concordano con questa classificazione.

COMUNICAZIONE

Non si sa molto su come queste tartarughe marine comunichino tra loro. Sembrerebbe che il corteggiamento dipenda soprattutto dalla vista e dal tatto anche se alcuni studiosi suggeriscono che potrebbe dipendere anche da alcune ghiandole che secernano particolari odori.

ABITUDINI ALIMENTARI

Per quanto riguarda le abitudini alimentari le tartarughe C. caretta sono prevalentemente carnivore anche se possono mangiare alghe e piante acquatiche, il che le rende praticamente onnivore.

Le loro possenti mascelle le rende in grado di frantumare senza problemi i gusci duri dei granchi, dei ricci di mare, dei bivalvi ma più frequentemente mangiano spugne, meduse, insetti, cefalopodi, gamberetti, pesce e uova di pesce.

RIPRODUZIONE E CRESCITA DEL PICCOLI

Le C. caretta depongono le uova nella sabbia, nelle spiagge soleggiate e non troppo lontano dal mare in quanto i piccoli quando nascono devono dirigersi subito verso il mare.

Poco prima della stagione riproduttiva (inizio del periodo estivo) il maschio della C. caretta migra verso le spiagge dove avverrà la nidificazione e si ferma al largo in attesa delle femmine. Una volta che le femmine arrivano, i maschi iniziano il corteggiamento. Le femmine possono rifiutare il maschio conseguentemente si riparano verso il fondo del mare. Il maschio però le attende pazientemente in superficie quando ritornano a galla per respirare e fa un nuovo tentativo.

L’accoppiamento può durare anche molte ore ed il maschio rimane attaccato alla femmina grazie agli artigli delle zampe anteriori. Durante questo lungo periodo il maschio di tartaruga può essere scacciato da altri maschi per prendere il suo posto infatti non è infrequente che in una singola nidiata possano esserci uova fecondate da maschi diversi.

La femmina durante la stagione riproduttiva si alterna diverse volte nella deposizione delle uova in pratica si accoppia, va nella spiaggia a deporre le uova e poi ritorna ad accoppiarsi e questo ogni 12-14 gg durante la stagione riproduttiva, all’incirca 2-5 volte, che corrisponde quindi a 2-5 nidi per tartaruga.

Ogni nido di tartaruga contiene 110 – 130 uova.

Il tempo di incubazione delle uova dipende dalla temperatura nel nido (influenzata dalle condizioni climatiche e dalla posizione dell’uovo all’interno del nido): circa 65-70 gg a basse temperature (intorno ai 25°C); circa 45 gg a temperature più alte (circa 35°C).

Come molto altri rettili nella tartaruga C. caretta il sesso dei nascituri è determinato dalla temperatura esterna delle uova e non c’è una regola fissa vale a dire che varia da zona a zona. Ad esempio si è osservato che in Sud Africa la temperatura alla quale si formeranno 50% maschi e 50% femmine deve essere compresa fra 28-30°C infatti temperature più basse (24-26°C) tendono a produrre solo maschi mentre temperature più alte (32-34°C) tendono a produrre solo femmine. In pratica si produrrà testosterone od estrogeni a seconda della temperatura. Al di fuori di queste oscillazioni termiche le uova non sono vitali.

Non si sa con precisione come le piccole tartarughe C. caretta appena nate, riescano ad orientarsi (in genere le uova si schiudono di notte) verso il mare: si è ipotizzato che forse distinguano l’orizzonte o l’inclinazi0ne della spiaggia. Qualunque sia la motivazione sembra comunque certo che una volta in acqua utilizzino segnali chimici e magnetici per orientarsi.

Normalmente tendono a ritornare ogni anno nella stessa spiaggia in cui sono nate.

PREDAZIONE

Le tartarughe marine adulte in pratica non hanno predatori se si fa eccezione per gli squali che qualche volta le aggrediscono e l’uomo. In realtà chi viene predato sono le piccole larve e le uova che hanno in tasso di mortalità dell’80% negli Stati Uniti mentre in Australia è stato calcolato anche del 90-95% a causa di procioni e volpi ma anche da parte di granchi, uccelli e pesci.

STATO DELLA POPOLAZIONE

La Caretta caretta è classificata nella Red list dell’IUNC tra gli animali ad altissimo rischio di estinzione ENDANGERED (EN).

Le motivazioni sono diverse: la cattura accidentale di queste tartarughe da parte dell’uomo con le reti da pesca; lo sfruttamente degli adulti e delle uova nell’alimentazione umana; la distruzione dei loro habitat di riproduzione da parte dell’uomo sia con le costruzioni che indirettamente con l’inquinamento acustico (i rumori delle barche le disturbano durante la nidificazione), chimico (pesticidi, prodotti petroliferi, ecc) , luminoso (le luci delle città disorientano i piccoli nella loro corsa verso il mare). Inoltre da non trascurare il riscaldamento globale che alterando le temperature, altera il sesso dei nascituri con gravi squilibri nella popolazione.

Tutto questo ha portato che le C. caretta sono specie protette da vari trattati e accordi internazionali, nonché ogni stato ha le sue leggi nazionali.

Sono tartarughe citate dal CITES   (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) come specie in pericolo di estinzione (Cheloniidae spp) e per la quale tutti gli scambi commerciali sono vietati. Sono inoltre elencate negli allegati I e II della Convenzione sulle specie migratorie del CMS (Convention on Migratory Specie) .

IMPORTANZA SOCIALE, ECONOMICA E NELL’ECOSISTEMA

La tartaruga C. caretta è un animale fondamentale nell’ecosistema tanto che da molti studiosi è chiamata la “chiave di volta” questo perchè si nutre di numerosi invertebrati i cui gusci vengono spezzati dalle sue potenti mascelle che diventano poi nutrimento di numerosi altri animali come ricca fonte di calcio; le sue uova che rappresentano il nutrimento di un gran numero di specie; il suo carapace che rappresenta una tana numerosissime specie di animali.

Anche per l’uomo la C. caretta è importante per stimolare l’ecoturismo.

CURIOSITA’

Le tartarughe marine sono animali molto antichi ed il loro aspetto è rimasto invariato da milioni di anni.

 

3. Le tartarughe Caretta caretta dal sito dell’acquario di Cattolica

 

La Tartaruga comune (Caretta caretta, LINNEO 1758) è la tartaruga marina più comune del Mar Mediterraneo. La specie è fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo e ormai al limite dell’estinzione nelle acque territoriali italiane. Di Caretta caretta, come della maggior parte di tartarughe marine, si conosce ancora molto poco.

Sono animali perfettamente adattati alla vita acquatica grazie alla forma allungata del corpo ricoperto da un robusto guscio ed alla presenza di “zampe” trasformate in pinne. Alla nascita è lunga circa 5 cm. La lunghezza di un esemplare adulto è di 80 – 140 cm, con un peso variabile tra i 100 ed i 160 kg. La testa è grande, con il rostro molto incurvato. Gli arti sono molto sviluppati, specie gli anteriori, e muniti di due unghie negli individui giovani che si riducono ad una negli adulti. Ha un carapace di colore rosso marrone, striato di scuro nei giovani esemplari, e un piastrone giallastro, a forma di cuore, spesso con larghe macchie arancioni, dotato di due placche pre –  frontali ed un becco corneo molto robusto.

Le tartarughe, come tutti i rettili, hanno sangue freddo il che le porta a prediligere le acque temperate. Respirano aria, essendo dotate di polmoni, ma sono in grado di fare apnee lunghissime. Trascorrono la maggior parte della loro vita in mare profondo, tornando di tanto in tanto in superficie per respirare.

In acqua possono raggiungere velocità superiori ai 35 km/h, nuotando agilmente con il caratteristico movimento sincrono degli arti anteriori.

Sono animali onnivori: si nutrono di molluschi, crostacei, gasteropodi, echinodermi, pesci e meduse, ma nei loro stomaci è stato trovato di tutto: dalle buste di plastica, probabilmente scambiate per meduse, a tappi, preservativi, bambole, portachiavi, bottoni, penne, posate e altri oggetti di plastica. In estate, nei mesi di giugno, luglio ed agosto, maschi e femmine si danno convegno nelle zone di riproduzione, al largo delle spiagge dove gli esemplari adulti sono probabilmente nati. Hanno, infatti, una eccezionale capacità di ritrovare la spiaggia di origine, dopo migrazioni in cui percorrono anche migliaia di chilometri. Alcuni studi hanno dimostrato che le piccole, appena nate, sono capaci di immagazzinare le coordinate terrestri del nido, grazie al magnetismo, ai ferormoni e ad altre caratteristiche ambientali, che permettono loro un imprintig della zona natia. È essenziale che raggiungano il mare da sole, senza contatti umani per non perdere la memoria del nido dove dovrebbero tornare, circa 25 anni dopo, per nidificare.

Gli accoppiamenti avvengono in acqua: le femmine si accoppiano con diversi maschi, collezionandone il seme per le successive nidiate della stagione; il maschio si porta sul dorso della femmina e si aggrappa saldamente alla sua corazza, utilizzando le unghie ad uncino degli arti anteriori, poi ripiega la coda e mette in contatto la sua cloaca con quella della femmina. La copula può durare diversi giorni

La femmina, avvenuto l’accoppiamento, attende per qualche giorno in acque calde e poco profonde, il momento propizio per deporre le uova. Facilmente possono essere disturbate dalla presenza di persone, animali, rumori e luci. Giunte, con una certa fatica, sulla spiaggia depongono fino a 200 uova, grandi come palline da ping pong, disponendole in buche profonde, scavate con le zampe posteriori, quindi, le ricoprono con cura, per garantire una temperatura di incubazione costante e per nascondere la loro presenza ai predatori. Completata l’operazione fanno ritorno al mare. È un rito che si può ripetere più volte nella stessa stagione, ad intervalli di 10 – 20 giorni.

 

Le uova hanno un’incubazione tra i 42 e i 65 giorni (si è registrato un periodo lungo di 90 giorni, a causa di una deposizione tardiva che è coincisa con il raffreddamento del suolo) e grazie a meccanismi, non ancora chiariti, si schiudono quasi tutte simultaneamente, nonostante le differenze sostanziali tra i vari substrati che costituiscono la spiaggia dove è avvenuta la deposizione. La temperatura e l’umidità del suolo, la granulometria della sabbia sono fattori determinanti per la riuscita della schiusa. I suoli molto umidi determinano spesso la perdita delle uova, a causa di molte malattie batteriche e fungine che possono manifestarsi, inoltre, alcuni coleotteri possono raggiungere il nido e parassitarle. La temperatura del suolo determinerà il sesso dei nascituri, le uova che si trovano in superficie, si avvantaggiano di una somma termica superiore a quelle che giacciono in profondità, pertanto le uova di superficie daranno esemplari di sesso femminile e quelle sottostanti, di sesso maschile.

I piccoli per uscire dal guscio utilizzano una struttura particolare, il “dente da uovo”, che verrà poi riassorbito in un paio di settimane. Usciti dal guscio impiegano dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido e raggiungere la superficie e quindi, in genere, col calare della sera dirigersi verso il mare. In condizioni naturali corrono prontamente verso il mare attirate dalla luce delle stelle che si riflette nell’acqua. Purtroppo la forte antropizzazione determina una concentrazione di luci artificiali che spesso disorientano le piccole appena nate, facendole deviare dal cammino e determinando spesso la perdita di tutta la nidiata. Per evitare tutto questo gli operatori, che custodiscono i nidi, devono accompagnare, illuminando con luci fioche bianche (luci a LED azzurre), il cammino delle piccole verso il mare.

Solo una piccola parte dei neonati riuscirà nell’impresa, alcuni cadranno vittime dei predatori, tra cui anche l’uomo; di quelli che raggiungeranno il mare infine, solo una minima parte sopravviverà sino all’età adulta.

Giunte a mare nuoteranno ininterrottamente per oltre 24 ore per allontanarsi dalla costa e raggiungere la piattaforma continentale, dove le correnti concentrano una gran quantità di nutrienti. Questo è dato da un forte impulso che fa parte dell’istinto, grazie al fatto che la natura ha fatto si che una parte del tuorlo dell’uovo venisse immagazinato nelle pinne. Le pinne con un carburante simile, composto da sostanze grasse e zuccheri consentiranno alle piccole di nuotare notte e giorno senza interruzione, fino a che esaurite le energie avranno raggiunto le aree ricche di plancton di cui si cibano.

Dove esattamente trascorrano i primi anni della loro vita è un mistero che i biologi non sono ancora riusciti a spiegare; solo dopo alcuni anni di vita, raggiunte dimensioni che le mettono al riparo dai predatori, faranno ritorno alle zone costiere. Alcune osservazioni, fatte in collaborazione con i pescatori della costa jonica calabrese, hanno consentito di censire diverse centinaia di esemplari quasi coetanei, che soggiornano in un punto determinato, di fronte al faro di Capospartivento, dove si incontrano delle correnti importanti in una zona di calma, al confine delle correnti le tartarughe passerebbero diversi anni prima di iniziare la grande migrazione verso altri mari.

Sostieni Tartamica, il progetto dell’Acquario di Cattolica per la salvaguardia delle tartarughe Caretta Caretta.



Category: Ambiente, Animali e piante, Politica

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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