José Alberto Mujica Cordano (detto Pepe): Non sono povero

| 15 Dicembre 2012 | Comments (1)

 

 

 

Su segnalazione di Davide Resi pubblichiamo due testi del presidente dell’Uruguay José Alberto Mujica Cordano (detto Pepe) e un breve suo profilo scritto da Franco Sotgiu nel suo blog il 27 novembre 2012 Fonti: http:// francosotgiu1.blogspot.it http://ildisobbedienteweb.worldpress.com

 

1. Pepe Mujica: Non sono povero


“Non sono povero,

poveri sono coloro che credono

che io sia povero.

Ho poche cose, sì, il minimo,

ma solo per essere ricco. “

“Voglio avere il tempo

da dedicare alle cose che mi motivano.

E se avessi un sacco di cose avrei dovuto

dedicarmi a loro e non fare

quello che davvero mi piace.

Questa è la vera libertà,

l’austerità, il consumare poco. La casa piccola,

per poter dedicare il tempo

a quello che veramente piace.

Altrimenti, dovrei avere un dipendente

e dentro casa già ho una che mi aiuta.

Se ho molte cose

devo passare tempo a controllarle perché

non me le portino via.

No, tre piccoli pezzi mi bastano.

Passiamo la scopa la vecchia e io;

e subito, abbiamo finito.

Dopo abbiamo il tempo

per quello che realmente ci appassiona.

Non siamo poveri “.

 

 

2. Pepe Mujica: La felicità è il tesoro più importante che abbiamo

Discorso tenuto alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile Rio +20, Rio de Janeiro, 21 giugno 2012

Autorità presenti di tutte le latitudini e organismi, grazie mille. Grazie al popolo del Brasile e alla sua Sra. Presidentessa, Dilma Rousseff. Mille grazie alla buona fede che, sicuramente, hanno presentato tutti gli oratori che mi hanno preceduto. Esprimiamo la profonda volontà come governanti di sostenere tutti gli accordi che, questa, nostra povera umanità, possa sottoscrivere.
Comunque, permettetteci di fare alcune domande a voce alta. Tutto il pomeriggio si è parlato dello sviluppo sostenibile. Di tirare fuori le immense masse dalle povertà.

Che cosa passa nella nostra testa? L’attuale modello di sviluppo e di consumo delle società ricche?

Mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe al pianeta se gli indù in proporzione avessero la stessa quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi?

Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Più chiaramente: Ha oggi  il Mondo gli elementi materiali per rendere possibile che 7 o 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le più opulente società occidentali? Sarebbe possibile tutto ciò?

O dovremmo sostenere un giorno, un altro tipo di discussione?

Perché abbiamo creato questa civilizzazione nella quale viviamo: figlia del mercato, figlia della competizione e che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di mercato ha creato societá di mercato. E ci ha rifilato questa globalizzazione.

Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione ci governa??? E’ possibile parlare di solidarietà e dello stare tutti insieme in una economia basata sulla competizione spietata? Fino a dove arriva la nostra fraternità?

Non dico queste cose per negare l’importanza di quest’evento. Ma al contrario: la sfida che abbiamo davanti è di una magnitutine di carattere colossale e la grande crisi non è ecologica, è politica!

L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l’uomo … E la vita!

Perché non veniamo alla luce per svilupparci solamente, cosí, in generale.

Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la societá di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta.

Però loro devono generare questo iper consumo, producono le cose che durano poco, perché devono vendere tanto. Una lampadina elettrica, quindi, non puó durare piú di 1000 ore accesa. Però esistono lampadine che possono durare 100mila ore accese!

Ma questo non si può fare perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione dell’usa e getta, e cosí rimaniamo in un circolo vizioso.

Questi sono problemi di carattere politico che ci stanno indicando che è ora di cominciare a lottare per un’altra cultura.

Non si tratta di immaginarci il ritorno all’epoca dell’uomo delle caverne, né di avere un monumento all’arretratezza. Peró non possiamo continuare, indefinitamente, governati dal mercato, dobbiamo cominciare a governare il mercato.

Per questo dico, nella mia umile maniera di pensare, che il problema che abbiamo davanti è di carattere politico. I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara – dicevano: “povero non è colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di più e più”.

Questa è una chiave di carattere culturale.

Quindi, saluterò volentieri lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li sosterrò, come governante.

So che alcune cose che sto dicendo, stridono. Ma dobbiamo capire che la crisi dell’acqua e dell’aggressione al medio ambiente non è la causa.

La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo montato. E quello che dobbiamo cambiare è la nostra forma di vivere! Appartengo a un piccolo paese molto dotato di risorse naturali per vivere. Nel mio paese ci sono poco più di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, delle migliori al mondo. E circa 8 o 10 milioni di meravigliose pecore. Il mio paese è un esportatore di cibo, di latticini, di carne. E’ una semipianura e quasi il 90% del suo territorio è sfruttabile.

I miei compagni lavoratori, lottarono tanto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo le 6 ore. Ma quello che lavora 6 ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora piú di prima. Perché? Perché deve pagare una quantità di rate: la moto, l’auto, e paga una quota e un’altra e un’altra e quando si vuole ricordare … è un vecchio reumàtico – come me  e la vita gli è già passata davanti”

E allora uno si fa questa domanda: èquesto il destino della vita umana?

Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare.

Precisamente. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!

Quando lottiamo per il medio ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento del medio ambiente si chiama felicità umana!”

3. Franco Sotgiu: Un breve profilo di Pepe Mujica e Lucia Topolansky

 

Uscendo fuori dagli argomenti che di solito tratto in questo blog, questa volta voglio parlare di quest’uomo senza voler fare filosofia e senza esaltarne oltremodo la figura limitandomi solo (ma questo è già tanto) alla nuda biografia.

José Alberto “Pepe” Mujica Cordano è nato a Montevideo il 20 maggio 1935, i suoi antenati da parte del padre erano di origine spagnola e provenivano da Tolosa, poco distante da San Sebastian nei Paesi Baschi. Quelli da parte di madre erano immigranti italiani provenienti dal Piemonte. Suo padre morì quando il piccolo José aveva 6 anni, era un piccolo allevatore che poco prima di morire, vide fallire la sua azienda.

Negli anni Sessanta Josè Mujica entra a far parte del Movimento di Liberazione Nazionale “Tupamaros”.In qualità di membro di tale organizzazione, ha partecipato a operazioni di guerriglia, pur continuando a lavorare nella sua fattoria fino al momento in cui ricercato dalla polizia si rifugia nella clandestinità. In uno scontro armato con i militari è rimasto ferito da numerosi proiettili. E’ stato arrestato quattro volte, per due volte è evaso dal carcere di Punta Carretas. In totale, Mujica ha trascorso quasi 15 anni della sua vita in prigione. Il suo ultimo periodo di detenzione è durato tredici anni, tra il 1972 e il 1985, ed è stato particolarmente difficile.

E’ stato uno dei leader Tupamaros che la dittatura civile-militare ha preso come “ostaggi”, il che significava che sarebbe stato ucciso nel caso in cui la sua organizzazione avesse ripreso a compiere azioni armate. In tale situazione e in condizioni estreme di isolamento Mujica rimase undici anni. Liberato nel 1985 al ritorno della democrazia, fonda con altri uomini della sinistra dell’Uruguay il Movimento di Partecipazione Popolare (MPP), che aderisce al Frente Amplio.

Nelle elezioni del 1994 è stato eletto deputato per Montevideo. E nel 1999 senatore. Nel 2005 diventa ministro dell’ agricoltura. Quattro anni dopo avendo vinto le primarie, diventa il candidato ufficiale del  Frente Amplio e il 29  novembre 2009 viene eletto alla presidenza della repubblica.

Nel Marzo del 2010, alla presenza  tra gli altri di Hillary Clinton (USA), Luiz Inácio Lula da Silva (Brasile), Álvaro Uribe (Colombia) Cristina Fernández e Néstor Kirchner (Argentina), Rafael Correa (Ecuador), Hugo Chavez (Venezuela), Evo Morales (Bolivia) ha prestato giuramento.

Da presidente, come aveva promesso, vive nel verde della sua povera fattoria alla periferia di Montevideo. Con  sua moglie, la senatrice Lucia Topolansky e con Manuela la sua inseparabile cagnetta bastardina e a tre zampe (una persa in un incidente). Il palazzo presidenziale lo ha messo a disposizione delle associazioni assistenziali ed è diventato rifugio dei senzatetto.

Da presidente ogni mese riceve come indennità di carica 250.000 pesos (circa 10.000 euro) . Di questi utilizza circa 20.000 pesos che sono meno del 10% del totale. Il resto lo distribuisce alle O.N.G. (Organizzazioni Non Governative), che li usano per aiuti alle piccole imprese produttive e ai fondi di aiuto sociale. Sui pesos che gli rimangono dice: “quei soldi mi bastano e avanzano perché ci sono altri uruguayani che vivono con meno”.

Da presidente ha proposto di donare le cifre astronomiche delle pensioni presidenziali che continuano a prendere gli ex presidenti dell’Uruguay.

Da presidente utilizza una semplice Chevrolet Corsa, come mezzo di trasporto ufficiale e ha abolito le auto blu. Prima, quando era deputato, per andare al parlamento usava uno scooter Vespa.

Da presidente veste in modo più “elegante” se così si può dire, rispetto a quando era attivamente  impegnato nelle campagne politiche, anche se il suo “look” è ben lontano dall’abituale  modo di vestire di un capo di stato.

Da presidente i giornalisti raccontano di episodi che lo descrivono come una persona del popolo che umilmente svolge il suo lavoro al servizio della gente dell’Uruguay. Un episodio ad esempio è avvenuto in un negozio di ferramenta del quartiere di Paso de la Arena a Montevideo dove Mujica aveva acquistato un coperchio di WC. Alcuni ragazzi che l’avevano riconosciuto l’hanno invitato nel Club della squadra di football di seconda divisione Hurricane. Senza scorta, quindi senza sicurezza e senza eufemismi, Mujica ha improvvisato un discorso di incoraggiamento per i giocatori che dovevano affrontare una partita, con in mano il sedile del water, appena comprato.

Da presidente secondo l’ultima dichiarazione depositata presso il Consiglio di trasparenza e di etica pubblica dell’Uruguay, Pepe Mujica possiede solo un bene: un maggiolino Volkswagen Fusca dal valore di 1.945 dollari. La fattoria dove abita appartiene alla senatrice Lucia Topolansky che a sua volta dona alle ONG gran parte del suo stipendio.

Da presidente, insieme alla moglie senatrice, non hanno conti in banca ma neanche debiti, coltivano fiori (tulipani) nei campi della fattoria dove vivono, e qualcuno lo vendono la domenica nel mercato rionale.

Da presidente Pepe Mujica dice di dormire sonni tranquilli e che spera di completare il suo mandato per potersi riposare ancora più tranquillamente tra i fiori della sua fattoria di Rincón del Cerro.

Ora chiediamoci riusciamo a immaginare la classe politica italiana che si comporta come Pepe? Io purtroppo no.

Per quel che mi riguarda posso dire di ammirare Pepe Mujica e penso che tutti quanti dovremmo fare una campagna perché gli venga assegnato il premio Nobel.

 

 

 

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Category: Ambiente, Dichiariamo illegale la povertà, Osservatorio America Latina, Osservatorio internazionale

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  1. Maria Gabriella Cesarini ha detto:

    Il presidente Josè Pepe Mujica è veramente un uomo ammirevole. Merita il premio Nobel.

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