Dati e valutazioni politiche sul terremoto in Emilia Romagna

 

 

 

Pubblichiamo su “Inchiesta on line” una nota di Franco di Giangirolamo presidente dell’AUSER Emilia Romagna che fornisce dati e prime valutazioni politiche sul terremoto sulla base delle attività svolte nell’area terremotata dall’AUSER (acronimo di Autogestione servizi), la più importante associazione di volontariato delle persone anziane nata nel 1989 dalla CGIL e dallo SPI CGIL.

 

Premessa.

A tre mesi dall’evento sismico che ha colpito l’Emilia Romagna, ritengo utile fornire all’Auser Nazionale un punto di vista sulla situazione attuale. Il periodo rende difficile la “collegialità” della elaborazione; pertanto mi assumo la responsabilità delle valutazioni che seguono, così come delle inevitabili “lacune” che i presidenti territoriali mi aiuteranno a colmare quando avremmo le condizioni per un bilancio complessivo.

 

1. Alcuni dati.

(a)Dal 2 agosto 2012, la gestione dell’emergenza è stata trasferita dal DICOMAC (Direzione di Comando e Controllo), istituita il 2 giugno 2012, ai Presidenti delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, Commissari delegati con DL 74/2012.Dell’assistenza alla popolazione di occupa la Protezione Civile Regionale. Parte del contingente nazionale resterà in loco in virtù di una convenzione siglata al momento del passaggio delle consegne. Resterà sul territorio anche un contingente di 150 unità dei Vigili del Fuoco e di 90 unità dell’esercito. La chiusura dei campi è prevista per la fine di settembre.

 

(b)Persone assistite (Report 13 agosto 2012)

 

Territorio

Pop. assistita

 

Tende

…….. coperte

Alberghi

Territorio

Pop. assistita

Tende

Strutture coperte

Alberghi

Modena

4.982

3.828

61

1.093

Bologna

282

74

0

208

Ferrara

857

236

116

505

Reggio Emilia

198

149

2

47

TOTALE

6.319

4.287

179

1.853

 

Sul totale della popolazione residente nel “cratere” di 770.000 persone circa di cui 78.600 cittadini di origine straniera (dei quali 66.640 extra comunitari)

Una puntualizzazione sugli ospiti delle tendopoli, prevalentemente persone fragili senza reti familiari e alternative credibili (anziani soli e immigrati). Attualmente nelle tendopoli sono presenti cittadini di origine straniera nella seguente misura:

Territorio

% sul totale degli ospiti delle tendopoli

n. cittadini immigrati

Modena

67,00%

2.668

Bologna

40,00%

46

Reggio Emilia

90,00%

136

Ferrara

35,00%

205

TOTALE

49,00%

3.055

La popolazione immigrata ha acquisito in questa circostanza una visibilità del tutto straordinaria perché numerosa e concentrata. Non sono in grado di valutare se questa “occasione” sarà utilizzata per comprendere meglio una realtà complessa e, in gran parte, rimossa nè se saremo in grado di capitalizzare questa esperienza per adottare politiche di welfare più efficaci e appropriate, ma me lo auguro sinceramente.

Ne dubito un poco, perchè gli stereotipi che inquinano la nostra cultura, peraltro imbevuta di assistenzialismo, che passivizza le persone, unita alla scarsa propensione ad apprendere, che ci caratterizza, inquinano anche le menti dei meglio intenzionati. Il problema è molti complesso ma si può dire che l’emergenza ha offerto una opportunità di visibilità della popolazione immigrata che dovremmo utilizzare per evitare che il ripristino della normalità rappresenti, soprattutto per molte donne immigrate, un rientro nell’apartheid sociale e nella “inesistenza da invisibilità” e, in definitiva, un “non problema”.

 

(c)Condizioni immobili

circa 3.200 tecnici sono stati impegnati in:

63.067 verifiche speditive dei Vigili del Fuoco con un esito di “non fruibilità” del 28,7% .

39.122 verifiche di agibilità realizzate dalle 33 squadre AEDES, col seguente esito:

  • 36,26% agibile;

  • 17,53% temporaneamente inagibile, ma agibile con pronto intervento;

  • 4,23% parzialmente inagibile;

  • 0,55% temporaneamente inagibile e da rivedere;

  • 35,96% inagibile;

  • 5,47% inagibile per rischio esterno.

Entro agosto l’esito delle verifiche sarà disponibile su piattaforma digitale in pdf.

 

(d)Scuole:

872 sopralluoghi effettuati in scuole di ogni ordine e grado (interessati circa 70.000 alunni)

di cui: 795 (91%) di proprietà pubblica, 77 (9%) di proprietà privata.

Esito dei sopralluoghi:

399 (45%) agibili

309 (35%) da recuperare con interventi significativi

164 (20%) inagibili per cause esterne.

Già prevista l’acquisizione di 30 moduli da affittare per un anno e 28 edifici per utilizzo scolastico temporaneo con copertura dei costi previsti dal DL 74.

 

(e)Strutture sanitarie e sociali. Con le strutture ospedaliere praticamente azzerate nell’area Modena Nord:

4 ospedali chiusi

1 policlinico con capacità ridotte

per un totale di 700 posti letto a Modena e 53 posti letto a Ferrara

e la rete dei servizi territoriali notevolmente danneggiata, si è dovuto procedere alla distribuzione di 619 pazienti in nosocomi regionali (facilitati dal calo dei ricoveri nel periodo estivo) e al trasferimento di 1.700 cittadini da strutture assistenziali a strutture socio sanitarie della regione.

La rete dei servizi di emergenza predisposta, ha consentito di reggere l’urto e di limitare i disagi al minimo inevitabile contando, anche in questo caso, su una “tenuta” della popolazione e sullo sforzo notevole prodotto dagli operatori pubblici, dai volontari che operano prevalentemente in campo socio sanitario e da quella parte di collaboratrici familiari che sono rimaste a prestare assistenza agli anziani.

La situazione viene aggiornata settimanalmente ed è visibile sulla pagina web della Regione Emilia Romagna.

Per quanto robusti, gli sforzi del sistema dei servizi socio sanitari (sia pubblici che privati) non potevano ridurre significativamente il disagio sociale della parte più fragile della popolazione del cratere (a partire da quella che non dispone di reti familiari solide). Le temperature canicolari di questa anomala estate, non hanno aiutato, mentre grande rilevanza hanno avuto, a mio parere, le migliaia di iniziative di socializzazione e di svago, promosse in gran parte da giovani, che hanno contrastato e prevenuto le “derive tristi” sempre altamente probabili in occasioni eccezionali.

 

(f)Attività produttiva/lavoro.

Il sisma ha colpito 65.700 aziende per un danno stimato in 5 miliardi di euro nei settori primario, secondario e terziario.

La stima è relativa al danno emergente, essendo ancora difficile stimare il lucro cessante che si aggiungerà alla preesistente crisi economica, ai gravi danni subiti dal settore agricolo a causa della straordinaria situazione di siccità e agli effetti negativi sul turismo prodotti anche da interessate di disinformazione.

Il tavolo del “Patto per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, cui partecipano anche rappresentanze del Terzo Settore e che era stato attivato prima del terremoto per fronteggiare la crisi economica e sociale, ha siglato un protocollo d’intesa che ha permesso di attivare ammortizzatori sociali in deroga.

La regione ha già autorizzato CIG in deroga per 8.988 lavoratori di 1.538 aziende, per un totale di 36.793 milioni di euro.

Il totale degli interventi di CIG ordinaria, CIG straordinaria, CIG in deroga, CIG edilizia, ha riguardato 37.515 lavoratori di 3.266 aziende così distribuiti:

 

TERRITORIO

LAVORATORI

AZIENDE

MODENA

24.195

2.098

FERRARA

6.802

598

BOLOGNA

3.701

424

REGGIO EMILIA

2.817

146

TOTALE

37.515

3.266

 

(g)Risorse finanziarie.

Anche se si potrà cominciare a spenderli materialmente da settembre, fino ad ora sono disponibili per la ricostruzione 8,5 miliardi di euro di Fondi Statali.

Non si può ancora fare un bilancio dell’esito delle centinaia, se non migliaia, di campagne di raccolta fondi e meno che mai degli interventi “micro” che sono importanti perchè molto spesso “tempestivi” e “mirati”. Vale la pena di citare la raccolta attraverso sms conclusa il 10 luglio con esito 15.110.424 euro, che la protezione civile nazionale assegnerà alle regioni colpite e che verrà gestita da una commissione formata da 3 garanti. Il c/c della Regione Emilia Romagna, al 3 agosto aveva raccolto 5.700.000 euro.

 

2.Valutazioni politiche.

A 3 mesi dal primo evento sismico, si può dire, senza peccare di ottimismo, che l’azione combinata delle istituzioni locali, della Protezione Civile, delle Organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, del Volontariato organizzato e individuale, ha consentito di affrontare la situazione determinata dal sisma in modo soddisfacente. Il carattere di una popolazione adusa alla iniziativa, alla responsabilizzazione e alla partecipazione, che non si è lasciata piegare dalle difficoltà, è stato il fattore principale che ha permesso di affrontare la fase dell’emergenza e che sarà ancora più importante per la fase della ricostruzione, che avrà inevitabilmente tempi medi.

In tale contesto non va sottovalutato il ruolo svolto dai pubblici dipendenti che sono stati vittime del terremoto e, nel contempo, chiamati ad assumersi responsabilità straordinarie. Il metodo della concertazione tra Enti locali, della decisione condivisa, della responsabilizzazione di tutte le istituzioni, ha permesso sia di organizzare efficacemente la dislocazione dei poteri/responsabilità, (ovvero di costruire un sistema di governance articolato e competente) sia di agire tempestivamente per la riduzione del disagio delle popolazioni e di creare le condizioni politiche, normative e finanziarie per attivare gli ammortizzatori sociali, gli interventi socio-sanitari necessari nella fase emergenziale, per consentire la chiusura e, a breve, la riapertura dell’anno scolastico e di procedere ai passi necessari per avviare la “ricostruzione” (vedi tema delle esenzioni fiscali).

Questo sforzo collettivo, ha reso più “credibile” la regione Emilia Romagna anche nel rapporto col governo nazionale, con qualche esito indubbiamente positivo, anche se permangono molte contraddizioni.

La grande solidarietà che si è manifestata a tutti i livelli, che è stata perfino superiore alle attese più ottimistiche, ha sorretto e dato forza a questo sforzo collettivo.Tra le migliaia di manifestazioni “solidali”, permettetemi di citarne alcune, tra le meno note:

(a)il minuto di silenzio dedicato alle vittime del terremoto (18 agosto), all’Arena di Verona, in occasione della produzione della Tosca di Puccini. È stato un momento di intensa commozione per tutti, artisti e spettatori, ma soprattutto per le centinaia di cittadini residenti nel “cratere” che sono stati ospitati gratuitamente ad assistere ad uno spettacolo di rara bellezza.

(b)la solidarietà manifestata dalla rete di associazioni degli emiliano- romagnoli residenti all’estero e registrata presso la consulta della Regione Emilia Romagna:

Totale euro raccolti al 13/08/2012: 72.000

CILE 23.000 €

BRASILE 11.700 €

ARGENTINA 700 €

URUGUAY 3.000 €

USA 15.000 €

GRAN BRETAGNA 10.000 €

GERMANIA 2.000 €

SVIZZERA 5.000 €

FRANCIA 2.700€

 

(c)i 15 viaggi di Wilmo con il pulmino rosso, carico di beni di prima necessità raccolti nella sua vasta rete solidale.

Naturalmente, nella fase di emergenza, problemi, limiti, contraddizioni, sono stati numerosi e diffusi e ci sarà tempo e spazio per analizzarli freddamente e per capitalizzare esperienze positive e negative. Guardando al futuro immediato e tenendo conto della valutazione dei danni della Protezione Civile (11,5 miliardi), non sono superflue alcune valutazioni di ordine generale.

Il modello emiliano-romagnolo, già messo a dura prova dalla globalizzazione liberista e dalla crisi economica generale, è stato sconquassato dal terremoto e, da ultimo, dalla più grande siccità dell’ultimo mezzo secolo.

Se il sisma ha fatto emergere alcuni fattori positivi costituenti di quel modello:

  • rete di servizi pubblici bene amministrati;

  • riserva notevole di capitale sociale;

  • ruolo decisivo della contrattazione e degli spazi concertativi;

che hanno consentito la “tenuta nell’emergenza” (reazione difensiva) e di porre le basi politiche e normative per la seconda fase, non poteva che rendere più evidenti le contraddizioni:

  • tra sviluppo economico e sviluppo sociale;

  • tra nuovi e differenziati bisogni/diritti dei cittadini e un welfare a universalismo sempre più incapace di rispondere anche ai diritti consolidati;

  • tra crisi della rappresentanza e architettura istituzionale.

La “ricostruzione”, a mio avviso, sarà una sfida per tutti, nessuno escluso, e non si potrà limitare semplicemente, per quanto già difficile, al ripristino delle condizioni quo ante.

Volenti o nolenti, e in modo relativamente indipendente dalla quantità di risorse disponibili, dovrà essere rimesso in discussione.

  • La messa in sicurezza della regione Emilia Romagna, a partire dal cratere, con i suoi corollari ineludibili (dalla programmazione dell’uso del territorio, fino al ridisegno degli assetti istituzionali).

  • La riqualificazione dell’apparato produttivo sia nel settore primario che secondario e terziario (dal contrasto all’infiltrazione della malavita organizzata, che tenterà in ogni modo di approfittare della ghiotta occasione per rafforzare il suo radicamento nella regione, fino alle problematiche di carattere energetico) per restituire nuova competitività al sistema produttivo emiliano romagnolo.

  • Il sistema di welfare che deve essere innovato profondamente superando gradualmente la cultura che lo configura esclusivamente come esito della dialettica tra Stato e mercato e affrontando seriamente l’indicazione dell’art. 118 della Costituzione Repubblicana, contribuendo a produrre una riduzione significativa delle diseguaglianze (notevoli anche nella nostra regione).

L’urgenza della ricostruzione potrebbe non accordarsi con le questioni poste ma non credo che ci sia un deficit di capacità e di risorse intellettuali per questa sfida, né nella nostra Regione, né a livello nazionale.

 

3. Il ruolo del “volontariato” e dell’Auser.

Sia come attività organizzata, che come disponibilità personale, è stato straordinariamente importante anche se troppo spesso sottovalutato.

Quando si pensa al volontariato, in situazioni eccezionali, si tende istintivamente a concentrare e limitare l’attenzione al volontariato organizzato nella e della Protezione Civile, che è certamente decisivo nelle prime fasi dell’emergenza. Si fatica ad allargare la visione alla miriade di associazioni, istituzioni, persone singole che si impegnano nell’aiuto reciproco e nel sostegno delle centinaia di migliaia di cittadini che sono stati colpiti dal sisma in forme diverse e spesso non meno gravi degli assistiti dalla Protezione Civile (non dimentichiamo che oltre 200.000 persone hanno vissuto per settimane, in campi autogestiti).

L’esperienza dei Centri di Servizio del Volontariato, partita dal CSV di Modena, rappresenta un campione molto significativo della “mobilitazione” del volontariato, del suo coordinamento mirato a massimizzare l’efficacia e l’appropriatezza degli interventi, della sua qualità professionale oltre che umana.

Non sono in grado di fare un bilancio dell’esperienza, che è più corretto lasciare ai Presidenti delle Auser Territoriali del “cratere” e, in particolare, al Presidente Auser di Modena, sotto la cui direzione è partita l’esperienza del CSV di Modena (di cui è anche Presidente). Mi limito a ricordare che al 6 agosto, si sono raccolti 51.606 euro nel conto aperto dal CSV e che al 3 agosto erano iscritti come volontari candidati ai vari interventi 6.850 cittadini.

Non sono in grado al momento di fare un bilancio complessivo delle iniziative Auser. Posso dire che:

  • gli obiettivi assunti come Auser nazionale (ripristino della funzionalità delle sedi e della rete di accompagnamento e trasporto sociale) sono stati realizzati con l’impegno di molte strutture regionali e territoriali;

  • il Fondo Nazionale di solidarietà potrà consentire di realizzare il ripristino di alcune sedi danneggiate (effettueremo una verifica a settembre);

  • molti iscritti all’Auser si sono impegnati direttamente sia operando nel quadro della Protezione Civile che personalmente, attraverso i contatti diretti con le Auser dei territori coinvolti dal sisma;

  • in alcune realtà le Auser hanno aderito a iniziative promosse da reti Associative locali;

  • innumerevoli gli interventi relativi a forniture di beni di prima necessità, acquisto solidale di produzioni locali, etc. perfino al di là delle aspettative e a volte anche dei bisogni.

Tutto ciò, unito al ruolo “politico-organizzativo” che hanno giocato la presidenza e i volontari delle Auser del “cratere”, descrive il profilo di un’Auser che può e sa essere una rete nazionale coesa almeno per quanto mi riguarda, traggo da questa valutazione motivo di notevole soddisfazione.

Rinnovare un ringraziamento a tutti i soci e volontari, inviare un abbraccio caloroso a tutta l’associazione è un vero piacere.


4. Proposte.

  • La CGIL regionale che ha svolto, insieme alle Camere del Lavoro e alla CISL e UIL, un ruolo decisivo, nella fase emergenziale (peraltro non conclusa), sarà ancora più impegnato nella fase della “ricostruzione”. La task force regionale costituita, sta lavorando alla realizzazione di una iniziativa che rifletta sulla “messa in sicurezza dell’Emilia Romagna come parte di una vertenza nazionale per un nuovo modello di sviluppo”.

Ritengo che Auser regionale e nazionale, possano dare il loro modesto contributo di esperienza e proposta, per le materie di nostra competenza.Come presidenza, contatteremo la task force della CGIL regionale, per valutare le possibili modalità di rapporto, impegnando in questo sforzo in primis, ma non esclusivamente, le Auser territoriali di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia.

  • Includere la sicurezza sismica nel novero del tema “sicurezza” sul quale abbiamo diverse esperienze in molti territori (sicurezza delle e nelle abitazioni, domotica, sicurezza ambientale, contrasto a truffe, furti, etc.) prevedendo corsi di educazione degli adulti in collaborazione con istituzione e associazionismo (per esempio Associazione “Io non tremo”).

  • Valutare l’ipotesi di candidare l’Auser a far parte dell’insieme delle Associazioni di Volontariato a disposizione della Protezione Civile per interventi emergenziali (in particolare per il servizio di trasporto sociale e accompagnamento). Personalmente ho molti dubbi sul rapporto organico con una struttura inevitabilmente paramilitare, ma è corretto discuterne alla prima occasione utile, contando anche sull’esperienza di volontari Auser che operano organicamente da anni con la protezione civile.

  • Assumere un orientamento (una sorta di Format) per le modalità solidaristiche, da adottare come Auser, in occasione di eventi straordinari, in modo da attrezzarci meglio per le eventuali prossime occasioni.

  • Valutare l’ipotesi di destinare le risorse del Fondo Nazionale di solidarietà attivato da Auser Nazionale a due finalità specifiche: (a) 25% per progetto di carattere sociale che abbiano come destinatarie le popolazioni terremotate, con priorità per gli anziani; (b) 75% per progetti di riqualificazione delle sedi Auser danneggiate dal sisma, sulla base delle proposte avanzate dai Presidenti delle Auser di Modena, Bologna, Ferrara e Reggio Emilia.

 

5. Siti consultabili:

Regione Emilia Romagna (http://www.regione.emilia-romagna.it/)

Protezione Civile Emilia Romagna (http://www.protezionecivile.emilia-romagna.it/)

CSV Emilia Romagna – Volontariamo (http://terremoto.volontariamo.com/)

CGIL Emilia Romagna (http://www.er.cgil.it/)

 

Category: Ambiente, Osservatorio Emilia Romagna

About Franco Di Giangirolamo: Franco Di Giangirolamo (1946) è il Presidente dell'Auser Regionale dell'Emilia-Romagna.

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