Venetico Superiore (Messina). Cristina Biondi, Maurizio Scarpari: Via il pilone 24

| 16 Dicembre 2013 | Comments (2)

 

 

 

Perché una lotta contro il Pilone 24 che devasta Venetico Superiore (Messina)

Terna Rete Italia è un grande operatore di reti per la trasmissione dell’energia. Proprietaria di circa 63.000 km di linee elettriche, è il primo TSO (Transmission System Operator) indipendente in Europa e il sesto nel mondo per km di linee gestite. Una multinazionale potente, che macina profitti su profitti. Tra i vari elettrodotti che sta costruendo in Italia, quello che collega la Calabria alla Sicilia, denominato Sorgente-Rizziconi dal nome delle due località che collega, è uno dei più importanti, lungo 105 km, di cui 38 sottomarini (record mondiale). Un’opera imponente, ritenuta strategica – e quindi prioritaria – per il paese, che ha provocato e ancora provoca proteste da parte dei cittadini delle varie comunità locali coinvolte, preoccupati dei rischi per la salute derivanti dall’inquinamento elettromagnetico e della devastazione del territorio che nel tracciato aereo provocheranno i numerosi tralicci, per lo più piloni giganteschi alti sessanta-ottanta metri, che trasporteranno diciotto cavi dell’alta tensione, più un diciannovesimo destinato alla segnalazione aerea.

Il tracciato siciliano, in particolare, ha dato vita a forti proteste, ignorate fino ad ora dalle autorità preposte alla tutela della salute e dell’ambiente: una linea area di 20,5 km che, come si può chiaramente vedere nella figura sottoriportata, si estende nel messinese da Villafranca Tirrena (dove il cavo sottomarino riemerge dal mare per essere rifasato) a S. Filippo del Mela (dove è situata, in località Sorgente, la stazione di arrivo), una sequenza di tralicci-pilone prevalentemente a “monostelo”, due terne di conduttori trifase, ognuna delle quali costituita da tre conduttori di energia cordati di alluminio-acciaio con diametro complessivo di 31,5 mm, per complessivi diciotto (!!!) cavi. Una linea imponente sotto ogni profilo, che può arrivare a trasportare un’energia fino a 550.000 volt, un record europeo.

 

 



La sua potenza, la sua imponenza e la devastazione che crea in un’area già in parte martoriata da altre fonti di inquinamento pesante e segnata da un degrado ambientale che sembra inarrestabile preoccupano la popolazione, in molti casi tenuta all’oscuro dalle amministrazioni locali, prone alle volontà di Terna e incapaci di comprendere fino in fondo il danno irreversibile che stanno favorendo. A Villafranca, dove il cavo sottomarino riemerge dall’acqua, nei pressi del torrente Gallo si sta costruendo da anni una stazione di rifasamento, necessaria per annullare o diminuire lo sfasamento tra l’intensità della corrente circolante e la forza elettromotrice impressa. Da anni, perché i lavori vanno per le lunghe, avendo fin da subito incontrato problemi gravissimi di natura idrogeologica e causato il crollo di intere porzioni di montagna. E invece di fermarsi, di cambiare area e progetti, Terna persiste nel volerla costruire laggiù, tra un torrente che in un momento di piena potrebbe esondare (è ancora vivo da quelle parti il ricordo della tragedia di Saponara, una valle limitrofa, coperta da un mare di fango e sassi nel novembre 2011, che causò la morte di 4 persone) e una montagna che, per quante opere di consolidamento si potranno mai fare, potrebbe sempre cedere. E il buon senso, che fine ha fatto? Il dissesto idrogeologico dell’intera vallata è sotto gli occhi di tutti, i gravi accadimenti di questi anni avvenuti non solo in Sicilia ma in molte parti dell’Italia ci dovrebbero far comprendere una volta per tutte che non si può continuare a violentare un territorio già fragile e compromesso, che avrebbe solo bisogno di essere tutelato e rispettato. Sviluppo sì, ma nel rispetto dell’ambiente, delle comunità grandi e piccole, della salute e della dignità dei cittadini, del diritto di tutti di vivere in un mondo sicuro, confortevole e sereno.

Un caso emblematico è quello della piccola comunità di Venetico Superiore, un piccolo borgo arroccato sulle colline che scendono al mare tra Messina e Milazzo, di fronte alle isole Eolie, un luogo incantevole per i tramonti mozzafiato che regala a chi ha la fortuna e il tempo di fermarsi ad ammirarli. In questi anni la Comunità Europea ha investito milioni di euro per il suo abbellimento, per il recupero dei suoi monumenti storici, per favorire lo sviluppo turistico di un’area che ha sempre meno risorse economiche. Nel giugno 2013 un elicottero di Terna ha calato dal cielo un enorme pilone monostelo alto oltre sessanta metri (secondo alcuni ottanta) e lo ha installato su una collinetta subito fuori del centro abitato, che è anche centro storico, a circa 150 metri dalle prime abitazioni.

Un borgo antico abitato da nemmeno 250 persone, che vanta monumenti del ‘500, tra cui un castello che domina l’intera vallata, viene così privato irrimediabilmente del suo fascino e di ogni possibilità di sviluppo turistico, penalizzando in un sol colpo i sacrifici di chi ha lavorato una vita per costruire una casa per sé e per i propri figli, che saranno costretti ad andarsene in cerca di un futuro migliore. La cittadinanza era all’oscuro di tutto, si sapeva solo che si doveva sostituire un vecchio elettrodotto, mai si sarebbe immaginato che 150.000 volt in terna semplice sarebbero diventate 380.000 in doppia terna, che tre cavi dell’alta tensione sarebbero diventati diciotto, che il vecchio traliccio di nemmeno 25 metri sarebbe stato rimpiazzato da un “missile” che sembra l’albero maestro di un antico vascello, alto almeno due volte e mezzo in più.

E poi quel pilone, inimmaginabile nella sua imponenza, avrebbe dovuto trovarsi lontano dal centro abitato, dietro un’altra collina, fuori dalla vista del paese; i suoi cavi portatori di inquinamento e malattie si sono invece avvicinati pericolosamente al campetto dove giocano i bambini (che sotto i 12-14 anni corrono seri rischi di essere colpiti dalla leucemia, il 500% di possibilità in più rispetto a un adulto), alla piazza dove la gente ama indugiare nelle calde notti estive tra chiacchere e manifestazioni di paese, alle abitazioni, dove non si potrà certo sostare sereni. Com’è potuto succedere? Tra il 2009 e il 2010, su proposta del sindaco del paese limitrofo, Roccavaldina, il tracciato previsto da Terna viene modificato, e il pilone da dietro la collina viene posizionato alle porte del paese senza che il sindaco dell’epoca reagisca. Anzi, con il suo pieno assenso. Senza che la popolazione fosse avvertita di quanto stava accadendo. Irresponsabilità? Interessi personali? Ignoranza? Un esposto alla procura della Repubblica, presentato in estate da 170 cittadini di Venetico, forse chiarirà il mistero, nel frattempo i lavori di completamento dell’elettrodotto avanzano inesorabili, a nulla sono servite finora le proteste dei venetichesi.

Di questo scandalo ne hanno parlato la stampa, alcune televisioni, ma con difficoltà la voce dei cittadini preoccupati e arrabbiati è arrivata a chi avrebbe ancor oggi il potere di bloccare Terna e far riportare il pilone dietro la collina, nel bosco, dove non farebbe alcun danno. Il comune di Venetico, sollecitato dal Comitato per la tutela di Venetico, ha presentato una proposta in tal senso agli enti provinciali e regionali, ai ministeri competenti (Sviluppo economico, Ambiente, Beni culturali), ma finora nessuna risposta. I cittadini, riunitisi in comitato, hanno creato un sito su Youtube dove registrano la loro protesta: “Via il pilone da Venetico Superiore” (http://www.youtube.com/channel/UCNTZt8ze4wzWghx5znleV9A/videos), visitatelo. Per avere un’idea immediata dello scempio in atto si veda il breve servizio mandato in onda da TirrenoSat il 2 ottobre 2013 (http://www.youtube.com/watch?v=IGqkZZroEcI).

 

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=RR3s_nDDDP8[/youtube]

 

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=AnlQeMaIa4U[/youtube]

Pubblichiamo qui di seguito due interventi, uno di Cristina Biondi, medico, e uno di Maurizio Scarpari, professore universitario, entrambi veneziani, approdati a Venetico Superiore una decina di anni fa, affascinati dalla sua bellezza e dai suoi splendidi tramonti. Maurizio è il Coordinatore del Comitato per la tutela di Venetico. Pilone 24 (il numero del pilone incriminato che i venetichesi chiedono venga rimosso) è diventato un simbolo di lotta, ma anche di riscatto da una condizione di sudditanza e di prevaricazione.

 

 

 

 

 

Maurizio Scarpari: Terna e la libertà di (non) espressione

Che Terna fosse una superpotenza difficile da contrastare, lo sapevamo fin dall’inizio; che la nostra protesta fosse partita in gran ritardo, l’avevamo capito; che le possibilità di convincere i rappresentanti di Terna e i politici a porre rimedio al danno causato da amministratori irresponsabili fossero poche, anche questo ci era chiaro. Mai però avremmo immaginato che intorno alla nostra protesta si sarebbe creato il vuoto e che, man mano che la nostra voce si fosse fatta sentire, saremmo stati avvolti da un’invisibile diaframma che non ci consente di comunicare come vorremmo il nostro disagio.

È andata così con gli amministratori e i politici locali, poco inclini a stare dalla parte dei cittadini; Terna mai avrebbe potuto realizzare i suoi progetti senza l’acquiescenza delle amministrazioni locali, del tutto prone ai suoi progetti e incapaci di comprendere le gravi conseguenze di quanto stavano accettando. È andata così anche con il Sovrintendente ai Beni Culturali di Messina che nemmeno ha voluto vedere le foto dello scempio, come se non fosse affar suo verificare il danno all’ambiente e al patrimonio storico-artistico che Terna sta perpetrando sul territorio di sua competenza. È andata così anche con funzionari ministeriali, persino con alcuni che ci erano amici, che si sono prontamente dileguati al solo sentir parlare di Terna, neanche fossimo degli appestati. Ed è andata così anche con alcuni politici locali e nazionali, troppo presi da altro, e con i rappresentanti della stampa e la televisione, che tanto indipendenti alla fine non sono. Certo, ci sono state e ci sono delle eccezioni, qualcuno ci ha dato e ci sta dando una mano, ma la sensazione generale è quella del vuoto intorno a noi. Terna ci ha lasciato un po’ di spazio per giocare, fintanto che ha voluto. Quando abbiamo cominciato a impensierirli, ad alzare troppo il tiro, a rappresentare un autentico problema, quando abbiamo cercato di uscire dall’isola e approdare dove le decisioni vere vengono prese, ecco che il loro intervento si è fatto sentire. Eccome si è fatto sentire!

Terna conosce tutte le tecniche dell’imposizione, tutti i modi per mascherare l’arroganza, l’incuranza del potere, si presenta come un erogatore di servizi, minimizza i rischi di malattia e di morte, aggredisce l’ambiente, violenta casali di campagna e interi paesi, violenta l’ambiente e annulla il valore storico-artistico dei piccoli borghi antichi. Lo fa nel rispetto delle norme vigenti, per lo più inadeguate ad affrontare un’offensiva di questa portata, e forzando quelle che invece potrebbero impedirle di operare, come denunciano le associazioni e i comitati di tutela del territorio. Ma soprattutto, lo fa ignorando i cittadini, evitandoli accuratamente, preferendo invece trattare con amministratori e politicanti.

Che ne è stato del Direttore di Sette, il settimanale del Corriere della Sera, al quale avevamo scritto una lettera a commento di un articolo elogiativo commissionato da Terna sulle pagine del suo giornale? Non solo non l’ha pubblicata (Sette ha una sezione apposita e sarebbe stato suo dovere favorire una sorta di contradditorio), ma non ha nemmeno risposto alle mail inviategli, non ha fatto rispondere nemmeno dalla sua segretaria. Se fosse stato qualcuno di Terna a inviare una lettera a commento di un nostro articolo avrebbero agito allo stesso modo? Certo che no, come avremo modo di vedere a breve. Nessuna risposta nemmeno alla mail inviata successivamente a giornalisti di peso del Corriere, firme importanti come Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo che, in genere, denunciano senza tanta paura ogni tipo di sopruso e di malaffare. Solo di recente, il Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato un articolo di Gianluca Rossellini, un giornalista messinese che su queste vicende sta preparando un libro di denuncia. Bah, che dire…

Peggiore sorte è toccata al giornalista che ha scritto sulla nostra vicenda un articolo per la Stampa, inviato alla redazione di Torino e lì prontamente bloccato. E che dire del giornalista de L’espresso il quale, interessato al problema ma intuendone la delicatezza, ci ha lasciati con queste parole: “Il tempo di capire come muovermi…”. Chi l’ha più sentito, speriamo bene…

Per fortuna che siamo riusciti a coinvolgere Striscia la notizia, questo sì che ci avrebbe dato la visibilità che cercavamo. Stefania Petyx e il bassotto, sono venuti, inviati dalla Redazione milanese che forse aveva sottovalutato che era di Terna che si trattava. Stefania ha confezionato un ottimo servizio che, una volta arrivato a Milano, è stato però intercettato da Terna che è intervenuta a gamba tesa, con una diffida legale ha imposto la sua presenza (altro che la nostra timida lettera al Direttore del Corriere!) e il servizio è stato totalmente stravolto e trasformato in tutt’altra cosa, quasi un elogio a Terna! Quanta arroganza, quanta sudditanza! Ne abbiamo parlato in un video postato sul nostro sito Youtube (“Via il pilone da Venetico Superiore”, http://www.youtube.com/channel/UCNTZt8ze4wzWghx5znleV9A/videos), per chi fosse interessato… A nulla sono valse le nostre rimostranze, civili, educate, inascoltata è rimasta anche la richiesta di riproporre il servizio originario. In linea con gli altri casi, alle nostre email non è stata data alcuna risposta dalla Redazione milanese di Striscia, nemmeno da una segretaria. Giornalismo d’inchiesta…

Ha scritto Giuseppe D’Avanzo, un grande del giornalismo, che purtroppo non c’è più:

Un’inchiesta giornalistica è la paziente fatica di portare alla luce i fatti, di mostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza. Il buon giornalismo sa che i fatti non sono mai al sicuro nelle mani del potere e se ne fa custode nell’interesse dell’opinione pubblica”.

Nell’interesse dell’opinione pubblica”. Lo stesso principio che muove Terna, la cui missione aziendale è (cito dal suo sito):

Interpretare al meglio il proprio mandato di grande impresa infrastrutturale che realizza opere di interesse generale senza deteriorare il patrimonio paesaggistico italiano ma, al contrario, arricchendolo di elementi contemporanei in grado di valorizzarlo ulteriormente è la scelta strategica di sostenibilità ambientale di Terna”.

Per chi non l’avesse capito, l’arricchimento “di elementi contemporanei” si riferisce ai piloni monostelo “a ridotto impatto ambientale” (come il pilone 24 alle porte di Venetico Superiore) con cui Terna sta costellando l’intera Sicilia. E ancora, a proposito della sostenibilità, citando sempre dal sito di Terna:

Per Terna sostenibilità significa progettare e realizzare uno sviluppo della rete elettrica tale da soddisfare sia le esigenze del sistema elettrico che di tutela dell’ambiente e rispetto del territorio. Una visione ‘sostenibile’ che si traduce in un costante impegno sul territorio attraverso il dialogo con le Regioni e gli Enti locali, e nella razionalizzazione della rete per ridurre l’impatto ambientale delle linee elettriche liberando vaste aree del territorio”.

Ma di cosa stanno parlando? Sono mai venuti a vedere lo scempio in atto, coloro che, sulla base di queste belle parole, pensano che davvero Terna sia una sorta di opera benefica, che si preoccupa persino dei flussi migratori degli uccellini e indice concorsi premio per l’arte contemporanea? O piuttosto, Terna è una multinazionale potente e cinica che macina profitti, che ha distribuito 2,8 miliardi di euro ai suoi azionisti tra il 2005 e il 2012? Tra cui c’è lo Stato, che possiede circa il 30% della società. Il dialogo, cari Signori del Profitto, dovrebbe essere anche con i cittadini, non solo con Regioni ed Enti locali, che spesso seguono logiche estranee all’interesse delle comunità.

Vengono in mente le parole di Adel Motawi, il responsabile di Terna per l’ambiente e la concertazione con gli enti locali, scritte nel 2009 all’allora Sindaco di Venetico:

Nel tratto in questione [si riferisce al tratto che attraversa il territorio di Venetico Superiore] il nuovo elettrodotto 380 Kv ricalcherà puntualmente il tracciato dell’esistente elettrodotto 150 Kv “Sorgente – Messina Riviera”, la cui dismissione sarà propedeutica alla nuova realizzazione, pertanto lo stato futuro dei luoghi dovrebbe sostanzialmente restare immutato rispetto alla situazione attuale [corsivo nostro]”.

Immutato? Ma l’avete visto? Non bisogna essere esperti per rendersi conto che tutto è invece mutato e nulla potrà più essere come prima: un pilone immenso alto due volte e mezzo il traliccio precedente sovrasta il centro abitato (che è anche centro storico), stravolgendo l’immagine del paese da qualsiasi angolazione lo si guardi, 18 (diciotto) cavi dell’alta tensione sostituiranno i 3 (tre) precedenti, 380.000 volt al posto di 150.000. Se io fossi il Sindaco dell’epoca denuncerei Terna per quest’affermazione falsa e fuorviante, e invece a presentare un esposto alla procura della Repubblica sono stati 170 cittadini preoccupati e arrabiati. Che hanno denunciato, tra l’altro, lo scandalo di quell’affermazione falsa e fuorviante di Adel Motawi. Speriamo che il giudice intervenga presto e chieda conto…

E pensare che Adel Motawi è uno che se ne intende, un vero esperto: laurea in Scienze Naturali alla “Sapienza” di Roma, dottorato in Scienze Ambientali a “La Tuscia” di Viterbo, ha lavorato per Tecnostudi Ambiente, per Federambiente, per GRNT, per Terna come Responsabile per l’Ambiente prima e come Responsabile per le Autorizzazioni e la Concertazione ora; e mentre faceva tutto questo, dal 1999 al 2010 ha trovato il tempo per insegnare ai giovani dell’università dove si è dottorato, come professore a contratto, una sorta di collaboratore esterno. Cos’ha insegnato? Ecologia applicata e Valutazione di impatto ambientale, che altro!

Com’è possibile che un dirigente così preparato e di grande esperienza non riesca a vedere lo scempio per l’ambiente che Terna sta creando? Com’è possibile che non ascolti i cittadini che a Venetico così come in cento altri luoghi della Sicilia e dell’Italia gli inviano un solo messaggio: trovate un altro modo per portare la corrente elettrica, così state distruggendo l’ambiente, centri storici, comunità, così mettete a repentaglio la salute dei cittadini che non credono affatto che le norme attualmente in vigore siano adeguate a metterli al sicuro. Fate un po’ di profitti in meno e lavorate di più accanto alla gente. Non chiudete la bocca a chi vuole esprimere la propria paura e la propria rabbia, non condizionate con la vostra influenza amministratori, politici, media, non siate arroganti e date un senso concreto alle vostre stesse dichiarazioni, tutelate per davvero l’ambiente e la salute dei cittadini, lavorate per il bene loro e non solo dei vostri azionisti!

Maurizio Scarpari presiede il Comitato per la tutela di Venetico

 

 


 

Cristina Bondi: Non rassegnarci al “Non c’è più niente da fare”

Si vedono da qualsiasi prospettiva, da qualsiasi punto del paese. Sono due tralicci di oltre sessanta metri che porteranno 18 cavi dell’alta tensione 380.000 volt, in doppia terna. Uno dei due pali svetta a circa 150 metri dal centro storico, l’altro lo fronteggia dall’altra parte della valle. Gli abitanti di Venetico Superiore cercano di immaginare la lunga gugliata di fili elettrici che attraverserà il cielo, là in alto, così in alto ci vanno solo le pale eoliche, la nostra sarà un’arpa eolica che suonerà col vento, sempre che l’elettricità non parli già da sola, forse sfrigola, questo lo pensiamo da quando ci hanno detto che i cavi non si possono interrare perché necessiterebbero di un sistema di raffreddamento. La nostra incredulità non è tanto rivolta all’esser stati a suo tempo venduti per trenta denari da quella che chiamavamo la nostra amministrazione, che evidentemente tanto nostra non era, non essendosi preoccupata di tutelare la nostra comunità, non ci capacitiamo di quello che vediamo, sapendo benissimo che potrebbero esserci rischi invisibili, per la salute soprattutto dei bambini, ma già l’effetto del visibile è devastante. A chi si può ricorrere per impedire che venga deturpata la bellezza, annullata la magia di un paesaggio dolce e solare, fatto di verde e di borghi antichi ancora orgogliosi di esistere, nonostante la ferita antica dell’emigrazione che li ha privati di tanta parte dei suoi abitanti?

Se non abbiamo saputo difenderci, se non sapremo difenderci da questo e da altro che ancora non immaginiamo, è perché si è passati dal non sapere, dal non saper bene, dal non aver previsto, all’ormai non c’è più niente da fare. Siamo abituati a pensare in piccolo, ai nostri problemi quotidiani, c’è il desiderio di essere comunità, di organizzarsi, di far festa insieme, ci sono anche i dissapori e le divergenze, il più delle volte per questioni di poco conto. Questi piloni sono enormi, immensi, chi li ha progettati pensa in grande e probabilmente non ha nemmeno mai visto il paese, né mai lo vedrà. Di certo è una dimensione che non ci appartiene, ma ci sovrasta rubandoci il cielo e una parte del nostro futuro, quella parte che sperava di conservare il meglio delle cose passate, il paesaggio che amiamo così come ci è stato tramandato.

Cristina Biondi è medico ed esercita a Mestre


 

 


 

 

 

 

 

 

Category: Ambiente, Movimenti, Osservatorio Sicilia, Video

About Maurizio Scarpari: Maurizio Scarpari, professore ordinario di Lingua e letteratura cinese classica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha insegnato dal 1977 al 2011 e ricoperto numerose cariche acca-demiche, tra le quali quelle di Pro-Rettore Vicario e Direttore del Dipartimento di Studi sull’Asia Orientale. Sinologo esperto di lingua cinese classica, storia, archeologia, pensiero filosofico e la sua influenza sul pensiero attuale è autore e curatore di numerosi articoli e volumi, tra cui si se-gnala La Cina, oltre 4000 pagine in quattro volumi (Einaudi 2009-2013), alla cui realizzazione hanno contribuito esperti di 35 istituzioni universitarie e di ricerca tra le più prestigiose al mondo. Per ulteriori informazioni e la bibliografia completa dei suoi scritti si rinvia a www.maurizioscarpari.com.

Comments (2)

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  1. Barbara Floridia ha detto:

    Siamo stanchi di non esistere.
    Di essere dimenticati.
    Noi che siamo la gente, noi che viviamo, quasi invisibili sotto questi PILONI del mal progresso. Piloni piantati nel cuore di un paese che urla a giganti sordi.
    Autorità competenti, ascoltate! Intervenite! Il danno che arrecherà questo PILONE sarà grave.
    Perché questa indifferenza? Dobbiamo credere che davvero il mondo è governato esclusivamente da interessi economici?? La VITA delle persone ha più valore di qualunque tornaconto economico!!! Stiamo perdendo di vista i valori della vita? Il mondo greco ci insegna grazie ad Euripide che “l’inizio della catastrofe è considerare i valori ovvi, fino a dimenticarli”.
    Attenti, perché state amputando proprio quello che chiamate progresso. Che progresso c’è nel distruggere la bellezza, la vita, la speranza?? Che progresso è mai questo, ladri di futuro!!!! La gente è semplice, ma non è stupida. La gente ha spesso taciuto perché troppo impegnata a sopravvivere per riuscire a trovare il tempo di lottare contro questi abusi continui sulle proprie vite. Ma VENETICO ora ha detto basta! Basta .
    Siamo stanchi di non esistere.
    Abbiamo il diritto di vivere e Voi avete il dovere di non impedircelo.
    Barbara Floridia, Vicepresidente della PRO LOCO di Venetico.

  2. Attilio Andreini ha detto:

    Ci tengo ad esprimere il mio affetto e il mio sostegno alla popolazione di Venetico. Più volte ho trascorso le vacanze in quel borgo che rischia di essere ucciso dall’abuso di potere e dall’indifferenza di chi potrebbe (dovrebbe?) fare ma non fa. “Povera Italia”, cantava un grande siciliano, grande come quei siciliani e quegli italiani che chiedono solo giustizia.

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