Cristina Biondi: 41 Nuovo dizionario delle parole italiane. Da “Pubblicità Progresso” a “Marmellata”

| 12 Giugno 2021 | Comments (0)

 

PUBBLICITÀ PROGRESSO

Non mi era capitato spesso e mai in modo così netto. A Messina avevo interrogato un venditore a proposito di un paio di uccellini in gabbia. Giungeva da fuori il rumore del traffico cittadino, ma pur avendo ripetuto le mie domande non avevo ricevuto alcuna risposta, alcun segno che si fosse accorto della mia presenza. La probabilità che una turista acquisti due uccellini è pari allo zero, quindi lei non esiste o, se esiste, crea solo fastidio. Io avevo capito di non voler comprare nulla solo dopo essermi accorta di essere inesistente, in fondo un giardino in Sicilia l’avevo e mi sarebbe piaciuto costruirvi una voliera. La consapevolezza che non sarebbe stata una buona idea mi ha impedito di insistere, provocando il venditore con una dichiarazione surreale: “Vorrei quei due pappagallini. Non sono pappagallini? Certo che no. Quanto costano? Sa, tra un paio di giorni sarà il compleanno del mio falcone e vorrei fargli una sorpresa. Devono essere deliziosi. Quanto costano?”

Un tempo succedeva abbastanza spesso che il cliente temesse, a torto o a ragione, di venir accolto con freddezza e i negozi di lusso erano frequentati solo dalle persone giuste, ma oggi c’è la pubblicità che vi incoraggia a desiderare tutto quello che vedete: allungate la mano, sorridete e nulla e nessuno vi separerà dalla prima cosa che vi viene in mente di comprare. Desiderate tutto e tutto vi sarà dato, pappagalli e scimmie compresi. Io, che allevo falconi maltesi, non ho che da assoldare un bellissimo arabo dallo sguardo profondo (quanta nostalgia per Omar Sharif!), farlo salire su un cavallo nero e far salire il cavallo su un’altura a picco sul mare, raccomandando al falcone di non muoversi durante la ripresa, per una volta che non gli metto il cappuccio apprezzi il panorama e se ne resti tranquillo (divido con il fabbricante del guanto di cuoio il costo dello spot): il gioco è fatto. Vi raccomando solo una cosa: lasciate stare gli uccellini, nutrite il vostro falcone con carne tritata e soprattutto scordatevi di parcheggiarlo da me durante le vacanze: volate con la compagnia degli Emirati e trovate una spiaggia che confini con il deserto. Se il vostro falcone dovesse consegnarvi tutto fiero la sua ultima preda, siate prudenti, prima di accettarla assicuratevi che sia morta: il morso della vipera della sabbia uccide all’istante.

 

IL FEMMINISMO E CASSANDRA

Nello sforzo di emanciparci, abbiamo constatato quanto fosse difficile superare la soglia di casa. Nei tempi del libero amore si volava alto, si sperava che tutto fosse facile, la musica univa le voci in un affiatamento magico. Io sono stonata e prima delle altre ho avuto il sentore che si preparasse una guerra di trincea. Dal momento che abbiamo avuto il sospetto che il nostro piccolo mondo antico fosse in realtà il paradiso degli orchi, ci siamo assunte un lungo e faticoso compito di educazione domestica. Loro sono distratti, goffi, incuranti e rivendicano il diritto di essere stanchi. Lavorare stanca, ma ora lavoriamo anche noi. Loro hanno l’esigenza di distrarsi, di palestrarsi, di giocare a rugby, lì non hanno nulla da obiettare se qualcuno massacra le loro palle, in casa devono esserci a disposizione le ciabatte, il divano e il telecomando. Sono insensibili, prepotenti, assertivi, poco disponibili al dialogo e alle piccole mansioni domestiche. Alcuni sono violenti. Fine della solfa: il femminismo rischia di diventare una minestra riscaldata e nel compiere le nostre vendette dobbiamo stare molto attente a non sacrificare Cassandra, lei non guarda ai piccoli problemi del quotidiano, se ne frega se lui non si è ricordato di comprare il pane o di portar fuori la spazzatura. Lei saprebbe dirci se sta per eruttare il Vesuvio, se sta per aprirsi una voragine nel centro di Napoli, se passeremo da una pandemia all’altra, ci avvertirebbe che hanno miniaturizzato il cavallo di Troia. Non siamo disponibili a crederle, del resto non abbiamo creduto ai matti quando sostenevano che qualcuno poteva spiarci attraverso lo schermo del televisore. Se ci sarà un susseguirsi di emergenze, quale sarà la nostra partecipazione? In caso di guerra, di rivoluzione saremo accanto o contro i nostri uomini? Saremo falchi o colombe?

 

VITTORIA DELLA DEMOCRAZIA E SCONFITTA DEI TOTALITARISMI

Se un uomo, mettiamo il vostro, ha il coraggio di pensare, quindi di dire, quindi di scrivere che nel secolo scorso è avvenuta la vittoria della democrazia e la sconfitta dei totalitarismi, per prima cosa ricordategli che si è dimenticato di comprare il pane e di portar fuori la spazzatura, poi date la cera, a specchio, in tutta la casa, bagno compreso. Se, abbandonate le ciabatte sotto il divano, ha calzato le scarpe con la suola di cuoio, vuol dire che qualche settimana in ortopedia gli serviranno a schiarirsi le idee. Se invece si accorge della cera e protesta, obiettate che sua madre ha sempre avuto pavimenti impeccabili, grazie anche alle pattine. Lui ha indossato le suole di gomma e la gomma striscia il pavimento: o si rimette le ciabatte di feltro e lascia le scarpe davanti alla porta, o dovrà pattinare per casa sulle pattine, da far sparire quando arrivano gli ospiti (in era covid mai, ma anche ai tempi di vostra suocera nel salotto buono non entrava nessuno). Le nozioni fondamentali, i concetti che si radicano nell’animo umano, nascono in seno alla famiglia, quindi, se vostro marito si è rivelato daltonico, abituatelo a distinguere i colori mettendo davanti alla sua scrivania una grande mappa del mondo con l’Italia in verdino (colore democratico) e la Russia in rosso (colore abbastanza totalitario) e ricamate i cuscini con il simbolo che raffigura l’interazione di yin e yang, spiegandogli che, se la democrazia è il bianco e il totalitarismo è il nero, non è possibile separarli con una linea retta. È importante che lui si familiarizzi con l’idea di guerra fredda e in questo campo vostra suocera nel secolo scorso aveva un approccio strategico insuperabile per contrastare il monopolio maschile sull’interpretazione del mondo.

 

LA DEMOCRAZIA E MIA SUOCERA

Mia suocera era una casalinga e non aveva simpatia né per la democrazia né per i totalitarismi. Per lei, come per mia madre, era un non senso l’idea di venir rappresentata da qualcuno, come se non bastassero i Santi in paradiso, così come non aveva mai né preteso, né ottenuto di venir ascoltata. Come tutta la sua generazione, mia suocera aveva maggior esperienza del totalitarismo, che per un ventennio le sembrò la cosa più normale del mondo, dal momento che non aveva sperimentato molta democrazia in famiglia durante la sua infanzia (e non l’avrebbe sperimentata nemmeno nel corso della sua vecchiaia). Mia madre, esule fiumana, al contrario era fuggita dal totalitarismo ed essendo ben decisa a non scappare mai più, ignorò totalmente la democrazia e le sue complicazioni, propiziando in piena guerra fredda un reflusso nel privato che non le dispiaceva affatto.

Ogni democrazia, che è yang, bianca e luminosa, contiene al suo interno il totalitarismo, yin, nero e oscuro: in certi paesi è un puntolino piccolo, piccolo, come un organo atrofizzatosi nel corso dell’evoluzione, mentre in altre nazioni ha proporzioni preoccupanti; è del tutto scontato che esista, come esiste la notte, e si chiama esercito. Gli eserciti di tutto il mondo hanno uno statuto totalitario, basato sull’ubbidienza assoluta ai superiori e nessuna tolleranza per l’insubordinazione. La democrazia invece è molto tollerante nei confronti delle proprie necessarie contraddizioni.

Oggi il rischio è che nella maggior parte delle donne si affievolisca la coscienza politica: portare in giudizio i propri molestatori è diventato un obiettivo molto più importante che portare in parlamento i propri rappresentanti.

 

COLPO DI STATO

Quando la democrazia s’indebolisce diventa possibile il colpo di stato. C’è chi pensa che le principali debolezze della democrazia siano l’inefficienza e la corruzione e chi invece ritiene che sia resa vulnerabile soprattutto dalle ingerenze di altri paesi, poco importa se democratici o meno (da sempre i pesci grandi cercano di mangiare o infinocchiare i pesci piccoli). Poi esiste la possibilità che la politica venga sovrastata da forze che non le riconoscono alcun valore, come i terremoti, le pandemie e l’economia di mercato. La democrazia genera il desiderio in chi non l’ha mai avuta, il rimpianto di chi l’ha perduta e la delusione di chi ce l’ha. Più è longeva e meno si sente esposta al rischio di un colpo di stato, ma non sempre invecchia bene, è umana, troppo umana, ma questo le viene perdonato: è al contempo figlia di tutti e di nessuno. Noi donne non abbiamo difficoltà a capire come si possa invece amare un leader carismatico, un tiranno, a volte persino uno stronzo qualsiasi. A posteriori qualsiasi dittatore è ricordato come uno stronzo qualsiasi, a lui nulla si perdona, che il Demonio se lo porti all’inferno. Dopo il colpo di spugna lo si ricorda come un gigante cattivo, mai come un figlio del suo popolo buttato via con l’acqua del bagno dell’epurazione. Al dittatore non si perdona di essere stato un Dio mancato, mentre la democrazia condivide con l’Olimpo delle virtù il privilegio di non essersi incarnata in nessun essere umano.

 

VAE VICTIS

Ci vuole coraggio per fare cazzate e adesso il coraggio ce l’abbiamo anche noi. Da quando non ci tiriamo più indietro, non ci nascondiamo, non ci copriamo più di tanto, siamo diventate inflessibili nei confronti dei maschi, siamo meno violente di loro solo perché abbiamo più autocontrollo, non ci riuniamo in branco per maltrattarli, anche se ne avremmo una gran voglia. Di tutta la gamma delle malefatte nelle quali potremmo coinvolgerci ci tenta il falso in bilancio, se siamo diventate commercialiste, l’appropriazione indebita, se stiamo divorziando, e la carriera politica.

Sappiamo di esserne capaci, la malvagità non ci spaventa, potremmo ricorrere ad avvocati compiacenti, a gogne mediatiche e al giornalismo d’inchiesta. Candide come colombe o nere come la notte giochiamo in pubblico quel ruolo che da sempre ci è stato assegnato: la vittima. Prima le donne e i bambini: chi più di noi può giocare la carta di una debolezza che smaschera, travolge, inchioda. Non più vae victis, ma adfligo victorem: noi potremmo rappresentare un grave pericolo per quegli stessi professori che ci hanno insegnato il latino al liceo, un vero incubo per chi ci ha incantato nei nostri anni migliori (a sessant’anni l’incantesimo è finito da un pezzo). La musica è cambiata e non è ballabile, non è un liscio, da quando abbiamo affinato i nostri strumenti la nostra musica assomiglia al  Bolero di Ravel.

 

IL MIO REGNO PER UN CAVALLO

“Poco dopo decisi che dovevo fare qualcosa per il mio umore. Ben presto la scelta si restrinse tra l’andare da uno psichiatra o comprare un cavallo”. Dolce Kay (Redfield Jamison), magari avessi letto prima le tue parole! Ovviamente il problema è avere mezzi per provvedere a stalla, veterinario, finimenti e biada e, se avremo il coraggio di vendere il nostro regno, la dea del destino in persona ci fornirà un animale selvaggio che galopperà all’impazzata. Potrebbe migliorare il nostro umore anche ballare con i lupi, riscoprendo poteri che Ananke non ci negherebbe, in cambio del nostro impegno ad assecondare i suoi progetti. A me ha affidato il compito di cuoca, infatti quando mi sono data all’equitazione il mio cavallo brucava per tutta l’ora l’erba del maneggio, il Canis lupus che ho raccolto affamato è diventato un esigente e raffinato gourmand, onnivoro con una spiccata predilezione per le polpette. Non sottovaluto i miei poteri, non ultimo quello di migliorare l’umore, anche se i miei commensali mi rimproverano di far muovere a loro sfavore l’ago della bilancia.

 

MARMELLATA

Per le donne della mia generazione c’è stato un momento di svolta, un impercettibile cambiamento che ha orientato il nostro cammino: abbiamo rinunciato a fare la marmellata in casa. Non abbiamo avuto il coraggio di separarci dal bel libro “Tutto sulle conserve”, ma abbiamo smesso di essere conservatrici, di sterilizzare a bagno Maria, di sperare di diventare un giorno un rifugio, una certezza per i nostri nipoti, come Nonna Papera. Non abbiamo nemmeno mai fatto l’apple pie. Sto scrivendo con un Apple e non c’è bisogno che vi spieghi nulla: quel che mi è successo a tutte noi.

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