Campagna Avaaz contro la Monsanto

| 13 Aprile 2013 | Comments (0)

 

 

 

Aderiamo come rivista “Inchiesta” alla campagna di Avaaz contro la Monsanto. Per sottoscrivere a favore di questa campagna andare sul sito www.avaaz.org . In appendice due articoli sulla Monsanto pubblicati in questo mese di aprile 2013


Sembra incredibile, ma Monsanto e soci ci riprovano. Queste voraci aziende di biotecnologie hanno trovato un modo per conquistare il monopolio sui semi della vita, quelli che ci danno il nostro cibo. Stanno cercando di ottenere brevetti su varietà di verdura e frutta che consumiamo quotidianamente come cocomeri, broccoli e meloni, costringendo i coltivatori a pagare per i semi e con il rischio di essere denunciati se non lo fanno.

Possiamo però impedire che si comprino l’intera Madre Natura. E’ vero che aziende come la Monsanto hanno trovato delle scappatoie per aggirare le leggi europee e ottenere il monopolio dei semi normali, ma noi possiamo ancora bloccarle prima che stabiliscano un pericoloso precedente a livello globale. Per farlo abbiamo bisogno che paesi chiave come la Germania, la Francia e l’Olanda (dove il dissenso sta già crescendo) chiedano che si voti per fermare i piani della Monsanto. Già in passato la nostra comunità è riuscita a influenzare la decisione dei governi e possiamo farlo di nuovo.

Molti agricoltori e politici si sono già opposti; ma ora dobbiamo aggiungere la spinta di una mobilitazione dal basso e fare pressione su questi paesi per tenere la Monsanto alla larga da quello che mangiamo. Firma ora e condividi con tutti per aiutarci a realizzare la più grande campagna di sempre a difesa del nostro cibo:

I brevetti stravolgono l’intero funzionamento della nostra catena alimentare: per migliaia di anni gli agricoltori hanno potuto scegliere quali sementi usare, senza doversi preoccupare di essere portati in tribunale per violazione di proprietà intellettuale. Ora però, le aziende di biotecnologie stanno ottenendo brevetti sui semi e poi fanno pagare agli agricoltori esorbitanti licenze. Monsanto ha denunciato centinaia di loro per la pratica millenaria di salvare e selezionare i semi. Monsanto e soci sostengono che i brevetti danno impulso all’innovazione, ma la realtà è che creano un monopolio di un’azienda sul nostro cibo.

Per fortuna l’Ufficio Europeo dei Brevetti obbedisce ai 38 stati membri che, con un solo voto, possono impedire che vengano concessi pericolosi brevetti su alimenti coltivati usando metodi tradizionali. Persino il Parlamento Europeo si è espresso contro questa devastante possibilità. Ora, una massiccia ondata di proteste può spingerli a mettere per sempre al bando i brevetti su quello che mangiamo.

La situazione è già tragica: la sola Monsanto possiede il 36% delle varietà di pomodori, il 32% dei peperoni e il 49% dei cavolfiori registrati nell’UE. Ma con una semplice modifica delle regole attuali, possiamo impedire alle multinazionali di prendere il controllo di quello che mangiamo, degli agricoltori e del pianeta … e sta a noi fare in modo che succeda.

La comunità di Avaaz non ha mai avuto paura di lottare contro il tentativo delle multinazionali di manovrare le istituzioni: abbiamo lottato contro il monopolio di Rupert Murdoch e fatto in modo che le aziende di telecomunicazione non mettessero le mani su internet. Ora è tempo di difendere il nostro cibo dal loro controllo.

Con speranza e determinazione,

Jeremy, Michelle, Oli, Dalia, Pascal, Ricken, Diego e tutto il team di Avaaz

 

 

 

1. Nicoletta de Cillis: Brevetti UE, nuovi brevetti su piante e metodi

Da www.fondazionedirittigenetici.org 8 aprile 2013

 

L’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) si preparerebbe a concedere circa una dozzina di nuovi brevetti a varietà di cetriolo, broccolo, cipolla, melone, lattuga, peperoncino e girasole sviluppate con metodi convenzionali o di smart breeding, tra cui la selezione assistita da marker molecolari (MAS).

Ciò è quanto risulta da una lettera inviata dall’Ente alle aziende richiedenti nella quale si comunica l’imminente approvazione, come denuncia la coalizione “No Patents on Seeds”.

L’EPO è un’ istituzione intergovernativa che concede le esclusive brevettuali in base alla Direttiva europea 98/44 sulla protezione legale delle invenzioni tecnologiche che vieta il brevetto su varietà di piante ed animali ottenute con metodi convenzionali, in quanto considerati processi “essenzialmente biologici”. Tuttavia, dal 2000 sono state presentate circa 1000 richieste e concessi già oltre cento brevetti su varietà di piante ottenute con processi convenzionali che hanno indotto diversi ricorsi legali. In una risoluzione del maggio 2012 il Parlamento europeo ha invitato l’Ufficio ad astenersi dal concedere brevetti su varietà ottenute tramite selezione convenzionale o tecniche di smart breeding. Nonostante questi appelli, la Coalizione ricorda che il Presidente dell’ EPO, Benoît Battistelli, si è recentemente espresso in favore dei brevetti su piante e animali, sostenendo una diversa interpretazione dell’Articolo 53 (b) della Convenzione europea e che, per il 2013, ha già garantito il riconoscimento brevettuale per oltre dieci varietà tradizionali senza attendere la sentenza sui casi contestati. Ha introdotto inoltre una serie di incentivi atti a fare dell’EPO una sorta di “industria del brevetto”.

No Patents on Seedsdefinisce questa svolta “preoccupante” e chiede quindi la revisione in senso restrittivo della normativa europea in quanto il brevetto favorisce ulteriormente la concentrazione di mercato esistente nel settore sementiero. Le multinazionali Monsanto e Syngenta sono infatti già titolari di brevetto in Europa sul 50% delle varietà di pomodoro, paprica e cavolfiore, determinando un oligopolio che incide negativamente sui prezzi e limita il miglioramento vegetale.

 

 

 

 


2. Green Report: Ogm, schiaffo alla Monsanto: l’Italia chiede all’Ue la sospensione della coltivazione del mais Mon810

Da www.greenreport.it del 4 aprile 2013

 

L’Italia ha avanzato alla Commissione europea la richiesta di sospendere le autorizzazioni alla messa in coltura di sementi di mais Ogm Mon810 nel nostro Paese e nell’Ue, affinché la stessa Commissione effettui una nuova valutazione completa su questo tipo di mais modificato alla luce delle ultime linee guida, e definisca adeguate misure di gestione che dovrebbero essere rese obbligatorie per tutti gli utilizzatori di tali Ogm.

«Il ministero della Salute ha dato seguito alla nostra richiesta e al dossier predisposto dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra), chiedendo alla Commissione europea la sospensione d’urgenza dell’autorizzazione alla messa in coltura di sementi di mais Mon810 in Italia e nel resto dell’Unione europea- ha informato il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania- Quando parliamo della possibilità di coltivare Ogm in Italia, dobbiamo tenere ben presente che l’opinione pubblica, i consumatori e le stesse rappresentanze degli agricoltori hanno espresso una posizione negativa sulla questione. Abbiamo il dovere di essere particolarmente rigorosi, a tutela dei consumatori e degli agricoltori italiani. Prendo anche atto- ha continuato il ministro- con grande soddisfazione del mutato atteggiamento del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, sugli organismi geneticamente modificati. Questo ci consentirà di proseguire con maggiore forza nella direzione che era stata già intrapresa, collaborando con tutte le istituzioni e le rappresentanze politiche e sociali, allo scopo di salvaguardare l’identità e la ricchezza che sono alla base del successo dell’agroalimentare italiano».

Approvazione per l’azione del governo italiano è venuta sia da una parte del mondo politico sia dalle associazioni che da sempre si battono contro la diffusione nel nostro paese degli Organismi geneticamente modificati. «La richiesta di sospensione d’urgenza dell’autorizzazione di coltivazione di mais Ogm Mon810 in Italia e nel resto dell’Ue presentata dal nostro Paese alla Commissione europea è un’iniziativa importante in difesa dell’agricoltura di qualità e della biodiversità vegetale ed è in linea con la volontà della maggior parte degli italiani- ha dichiarato Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd- Un risultato raggiunto grazie anche all’impegno della Task Force per un’Italia libera da Ogm, di cui fanno parte circa trenta importanti associazioni del mondo agricolo e ambientale italiano, tra cui Coldiretti, Legambiente, Greenpeace, Slow Food e Aiab , che ha promosso l’appello ‘no-ogm’, da me sottoscritto con convinzione. Si tratta di un primo importante passo che andrebbe perfezionato e reso definitivo con l’attivazione della clausola di salvaguardia nei confronti del mais MON810, come già fatto da altri Stati membri».

Sulla stessa linea anche Legambiente: «Bene la decisione del ministro Catania, riteniamo però fondamentale che a questa decisione segua un impegno concreto affinché si proceda all’adozione della clausola di salvaguardia nei confronti del mais ogm. La clausola in questione è stata già adottata da diversi paesi europei, dai quali l’Italia deve prendere esempio. Solo così si potrà tutelare veramente sia il settore agricolo italiano, che si basa su una produzione di qualità, sia le sue eccellenze agroalimentare, salvaguardando allo stesso tempo la salute delle persone».

Rimanendo in tema Ogm e nello specifico all’approvazione del Regolamento Ue per l’autorizzazione alle imprese di nuovi Ogm per uso alimentare e per i mangimi che comprende l’obbligo di presentare studi sull’alimentazione dei roditori per 90 giorni per ogni singolo Ogm, a cui sono seguiti commenti in dissenso da parte di Firab. «Inserire l’obbligo di testare gli alimenti Ogm sui topi per 90 giorni è una misura assolutamente inadeguata per poter valutare gli effetti sull’uomo, né fornisce alcuna forma di rassicurazione per i consumatori- ha dichiarato Luca Colombo segretario generale Firab (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) – Quest’arco di tempo, infatti, è assolutamente insufficiente per verificare l’effetto cronico degli Ogm e non può essere neanche utile a determinare un risk assessment rigoroso, su cui invece è necessario valutare i rischi di lunga durata, basati sull’intero ciclo di vita. Come più volte sottolineato, la predisposizione a patologie croniche da Ogm aumenta, infatti, con l’invecchiamento e con la maggiore vulnerabilità a malattie.

E’ chiaro che questa misura costituisce un tentativo di rispondere alle numerose sollecitazioni e preoccupazioni dell’opinione pubblica, pur essendo in contraddizione con quello che la stessa EFSA ha affermato in un suo studio. Ma non vogliamo essere noi le cavie per una sperimentazione degli Ogm a lunga durata», ha concluso Colombo.

 

 

 

Category: Ambiente, Movimenti, Osservatorio America Latina, Osservatorio internazionale

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