Antonio Dumas: I cavalieri dell’apocalisse. Gli incendi dolosi e il progetto MAAT

| 26 Luglio 2017 | Comments (0)

 

 

 

Dopo circa vent’anni sono ritornato alle isole Tremiti. Avvicinandomi a San Domino mi è sembrato che nulla fosse mutato,  eccetto il colore rossastro degli alberi sul lato sud. Ho ipotizzato che fosse l’effetto del recentissimo incendio, come avevo appreso dai media.  Il giorno dopo ho iniziato a vedere aerei che sorvolavano la costa, ne ho visti almeno tre, due Boss Fire ed un Canadair. Ritornato dal mare,  dalla veranda del mio alloggio,   prospiciente sul mare, ho avvistato  un  Canadair   prelevare acqua   ogni circa10 minuti e passare  a quota quasi radente gli alberi che circondano la casa stessa. Questo andirivieni è durato tutto il pomeriggio.   Successivamente ho avuto occasione di parlare con  alcuni addetti allo spegnimento dell’incendio, I quali mi hanno informato che negli  ultimi 4 giorni, malgrado l’impegno costante di una ventina fra volontari e vigili del fuoco erano andati distrutti ben 64 alberi a causa di quell’incendio  sicuramente doloso.

Incompetenza, Noncuranza, Cialtroneria sono i tre moderni Cavalieri dell’Apocalisse, che imperversano impunemente e che, quando passano, lasciano una scia di piogge, incendi, disastri ambientali di ogni tipo, che gli stolti chiamano Emergenze. Ma è il quarto cavaliere, dal cavallo bianco, il più subdolo. Esso è l’Avidità. Un’entità multiforme, di difficile riconoscimento che si insinua nell’animo di chi ne è affetto inducendolo a succhiare le risorse di vita al resto del mondo.

Affrontarli e sconfiggerli sarebbe possibile attraverso due livelli di azione che meglio rispondono alla soluzione del problema. Il primo è politico. Deve essere chiara la volontà di intervenire per evitare la manifestazione delle emergenze e il teatrino, in cui il politico di turno si pavoneggia a fare il salvatore della patria. Il secondo livello è tecnico. . Questo livello, per tutte le emergenze ,si articola in tre tempi: prevenzione, monitoraggio e intervento. Ovvio che per ogni tipologia di emergenza vi sono particolari tecnologie da mettere in campo, qui mi limito ad una sola:
gli incendi.
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Trascuro di soffermarmi sulla prevenzione su cui si sono spesi fiumi di inchiostro. Per quanto riguarda il monitoraggio è immediato che non vi sono infrastrutture efficaci di vigilanza, anche se vi è l’apporto di un numero elevatissimo di personale. In ogni caso, comunque, la sorveglianza è temporalmente e spazialmente limitata. Nella capacità di intervento già vi era scarsa efficienza ed efficacia ieri, i Cavalieri passando si nascondevano, oggi, come riporta la stampa, si sono invece disvelati agendo a tutti i livelli. Siamo al disastro totale sia come strumenti che come organizzazione.
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Volontà politica, organizzazione e strumenti sono i livelli che necessitano di essere preservati da questi moderni portatori dell’Armageddon.
Come fare nei primi due livelli è abbastanza chiaro, per il terzo ci si deve chiedere se sono adeguati gli strumenti operativi. L’insufficienza del sistema attuale di monitoraggio è stata già indicata, limitazione spaziale e temporale della sorveglianza. Ciò comporta una scarsa capacità di individuazione dell’origine dell’incendio e ritardo nell’avvistamento.
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I limiti del sistema attuale di intervento sono dovuti : 1) al ritardo nell’individuazione della tipologia dell’incendio, 2) al ritardo nell’ individuazione della tipologia di intervento, 3) al ritardo nell’ intervento 4)e alla carenza di disponibilità dei mezzi necessari.
Come è possibile superare tali limiti ?
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Per quanto riguarda il monitoraggio/sorveglianza, cioè l’opera dei vigili del fuoco, il sistema tecnico è a portata di mano : il dirigibile a idrogeno potenziato a energia solare, in grado di essere in quota per tutto il periodo critico (anche per mesi), dotato di sistemi ottici e multispettrali per un monitoraggio e sorveglianza, 24 ore al giorno, di un territorio vasto anche più di 5.000 km2.
Per esempio tre di questi sarebbero sufficienti per la Sardegna, altrettanti per la Sicilia.
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Per quanto riguarda l’intervento, cioè l’opera dei pompieri, il sistema tecnico è quasi a portata di mano. Sarebbe necessario un ulteriore anno per realizzare un prototipo capace di intervenire sull’incendio incipiente in tempi predefiniti a priori, di versare ton. di acqua in modo ininterrotto, secondo le modalità più adeguate alla tipologia di incendio.
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Fantascienza ? No, infatti esistono nel mondo studi e risultati che sono solo da applicare, uno per tutti è il Progetto “MAAT” (acronimo di Multibody Advanced Airship Transport), è stato elaborato da un gruppo Internazionale formato da dodici enti, tra cui università e imprese industriali nel 7°Programma Quadro della Comunità Europea. Questo progetto è stato coordinato dall’Università di Modena e Reggio Emilia, sotto la guida di Antonio Dumas, già professore di prima fascia di Fisica Tecnica presso Unimore ed oggi, presidente della Società RIXItalia, che ha sede a Bologna. In Italia un Gruppo di Lavoro del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio (CTNA ) ha già prodotto una Agenda Strategica della Ricerca ed un Piano di sviluppo tecnologico del Progetto PRO-ITALIA che si prefigge lo sviluppo di aeromobili più leggeri dell’aria.
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Quei documenti riveIano che i livelli tecnologici necessari sono presenti in Italia, anche se a volte sono utilizzati in settori diversi dall’aeronautica. E’ possibile affermare l’esistenza, a livello nazionale, di industrie e di centri di ricerca in grado di realizzare il prototipo del sistema di monitoraggio descritto nell’arco di un anno e quello del Sistema di intervento nell’arco di due anni. Nel contempo si metterebbe in movimento uno sviluppo industriale dell’indotto senza pari. E’ immediate il riconoscimento del CTNA, un riferimento istituzionale nazionale, come la struttura adeguata di coordinamento per tale progetto. Per ultimo, ma non di minore rilievo, è da rilevare che il costo di gestione sarebbe enormemente inferiore di uno qualunque dei sistemi attualmente utilizzati.
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Ma quale dei Cavalieri si introfulerà per evitare che si possa ridurre drasticamente, se non eliminare, l’emergenza incendi?

 

 

 

 

 

Category: Ambiente, Ricerca e Innovazione

About Antonio Dumas: Antonio Dumas è ordinario di fisica tecnica nella facoltà di ingegneria di Reggio Emilia. E' responsabile del progetto MAAT della università UNIMORE. Il progetto MAAT (Multibody Advanced Airship for Transport), coordinato da UNIMORE e a cui hanno collaborato diverse università e centri europei, ha studiato in questi anni un sistema non convenzionale di trasporto mediante dirigibili basato sull’innovativa architettura cruiser-feeder. Nonostante preveda l’uso di dirigibili a idrogeno, esso si presenta, come dimostrato nel corso del progetto, più sicuro e meno inquinante di qualsiasi altro sistema di trasporto. I risultati del progetto sono stati presentati il 25 febbraio 2015 a Reggio Emilia e come ha spiegato il prof. Dumas "Unendo le diverse peculiarità, competenze e sensibilità dei partner, il progetto ha permesso di sperimentare innovazioni sostanziali sia nei metodi di progettazione, sia nella definizione di nuovi concetti in tema d’immagazzinamento energetico che possono configurarsi come una ‘pietra miliare’ verso il futuro dell’aeronautica elettrica. Il Progetto MAAT ha permesso di esplorare inoltre l’evoluzione dei materiali per i dirigibili del futuro così come di ‘inventare’ nuovi sistemi per il recupero termico; infine ha permesso di ridefinire gli spazi e i materiali della cabina in vista di un futuro trasporto a elevato comfort e a misura d’uomo e di concepire procedure di utilizzo dell’idrogeno ad elevatissimo grado di sicurezza. Tutti questi risultati sono riportati in numerosi articoli scientifici pubblicati su riviste e/o presentati a congressi internazionali e gran parte di queste innovazioni contenute esplicitamente nel design finale del sistema sono già oggi possibili mediante soluzioni tecnologicamente disponibili."

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